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Cronaca

La canapa 'light' arriva nei negozi a Pisa, fra 'corsa all'oro' e incertezze normative

Negli ultimi mesi anche in città si è diffusa la commercializzazione dei prodotti che sta prendendo piede in tutta Italia

Non è un prodotto da fumo, ma al grande pubblico è nota per quello. E' ormai facile trovarla ed è presente in diversi i negozi a Pisa: è la cannabis 'light', la canapa con basso contenuto di THC, il principio attivo capace di generare reazioni stupefacenti. Ha avuto una rapida commercializzazione in tutta Italia, tanto che sono fioriti gli esercizi dedicati, come il franchising che ha aperto alcuni mesi fa in Corso Italia. Ma si può trovare anche in tanti altri negozi.

I prodotti venduti possono spaziare dall'oggettistica a tema a vari accessori, ma il pensiero va inevitabilmente alla marijuana. Si vendono infatti anche semi ed appunto canapa essiccata. "Ma è legale?" è la prima domanda che viene in mente. "Si può fumare?" è la seconda. Curiose sono le risposte: in teoria sì e no, in pratica non si sa e nì. Il discorso è complesso, c'è grossa incertezza sulla normativa di riferimento, come dimostra il caso di Bologna, dove una tabaccheria rischia la licenza per la vendita di canapa che formalmente è per tisane.

L'ambiguità è evidente: è resa commercializzabile la materia prima sostenendo che non si può fumare, ma poi l'uso del prodotto è nei fatti lasciato alla volontà di chi acquista. Ecco quindi la grande cautela della Federazione Italiana Tabaccai, che con il presidente nazionale Giovanni Risso a gennaio dichiarava: "Senza entrare nel merito della legalità della vendita di tale prodotto, la FIT ha già da tempo interessato le autorità competenti, chiedendo a queste di pronunciarsi sulla vendita della marijuana legale in tabaccheria. In attesa di risposta sconsigliamo comunque i tabaccai dal vendere prodotti a base di cannabis light. Con l'auspicio che qualora si propendesse per la legittimità della vendita, si riconosca ai tabaccai la medesima posizione di chi ad oggi si è avventurato sul mercato incurante di divieti o prescrizioni".

Mentre quindi restano i dubbi, con i primi imprenditori del settore che si scontrano con le difficoltà giuridiche del caso facendo da apripista, il dato di fatto è che si tratta di un mercato dalle enormi potenzialità. Già adesso lo studio 'La new canapa economy' di Coldiretti, per il solo settore della cannabis 'light', parla di un giro d'affari stimato di oltre 40 milioni di euro. Lo stesso Parco di San Rossore, nel maggio 2015, aveva annunciato l'avvio della sperimentazione della coltivazione della pianta, sì per testarne i benefici agricoli, ma anche come possibile futuro produttore.

Non sorprende quindi che ci sia una 'corsa all'oro verde'. Un negozio specializzato a Pisa è Canalife14, in via del Borghetto. "Ho avuto una tabaccheria - racconta uno dei titolari, Maurizio Bandini - 4 anni sono stato in Piazza della Pera, ora è due anni che sono qua. La canapa terapeutica la vendo da 5 anni, sono stato uno dei primi. Avevo capito il potenziale, poi ora con la liberalizzazione la 'light' la trovi ovunque a Pisa. Tabaccherie, ma poi anche bar e perfino distributori automatici, si vendono semi. Mi sembra una buffonata. Il settore potrebbe dare lavoro ed introiti allo Stato, ma è fatto tutto all'italiana".

"In questo modo - prosegue Maurizio - diventa un fattore di soldi, di mercato. Una speculazione. Invece questo lavoro e la pianta meritano rispetto. La mia clientela media ha 70 anni, ho gente con la SLA o crisi epilettiche che con la canapa sta meglio. Vedo già prezzi alti, sono curioso di vedere fra qualche mese, visto che in molti ora vogliono produrre, e molti sono improvvisati. C'è da stare attenti, anche perché c'è tanta disinformazione. A tutti i livelli dico, da chi acquista, a chi vende e chi controlla. Io ad ottobre, a causa di una certificazione mancante in una fornitura per il negozio, ho preso una denuncia e sono venuti in casa con i cani a controllare. Dopo mesi i 5 chili sequestrati mi sono stati ridati, ma erano ormai da buttare. Non mi sembra una cosa normale".

Sulla merce: "Posso avere in negozio solo prodotti sotto lo 0,2% di THC, che praticamente non si sente, mentre non ci sono limiti al CBD (il principio non psicoattivo rilassante). Non vendo a minori". Il mercato quindi spinge e la normativa, come detto, arranca: "Mi chiedo ad esempio - aggiunge l'esercente - come mai un prodotto che viene dalla Svizzera abbia sulle brochure un certo valore di THC, più alto dello 0,2%, poi quando le analisi vengono fatte in Italia, in quanto vanno rifatte perché la Svizzera non rientra nell'Unione Europea, il THC segnato è 0,2% e quindi commerciabile in Italia. Spero che si arrivi a fare una legge seria".

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