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Cronaca Volterra / Piazza Marcello Inghirami

Alla scoperta della Chiesa di San Dalmazio a Volterra

Per i volterrani è nota anche come 'Chiesa del briaco'. Il complesso è di proprietà della famiglia Inghirami. In passato venne abitato dalle benedettine che chiesero di trasferirsi in città dalla Villa di San Dalmazio

Con la Certosa di Calci l'altro luogo da riscoprire durante le 'Giornate di Primavera', nel corso del prossimo weekend, sarà la chiesa di San Dalmazio a Volterra.

Il complesso, formato dalla chiesa e dal convento, venne realizzato a partire dal 1511 su disegno, si dice, di Bartolomeo Ammanati, uno degli artisti più notevoli e inquieti del secolo. L’intero complesso appartenne alle religiose della regola di S. Benedetto che, nel 1510, chiesero al comune di Volterra di trasferirsi in città dalla Villa di S. Dalmazio dove, fin dal 1146, avevano il loro monastero. Sembra che questa decisione venne presa dalle religiose per allontanarsi dalle molestie che gli abitanti del posto infierivano loro continuamente.

Studi approfonditi sul mondo claustrale femminile, nonché gli stessi documenti dell’epoca, testimoniano il non eccessivo zelo delle religiose nel rispettare le regole dell’ordine: molte di loro appartenevano infatti a famiglie nobili, i cui rappresentanti maschili detenevano le più alte cariche pubbliche. La loro vita, perciò, non fu quella delle perfette religiose, ma di educande o di pensionanti, per forza, recluse.

Il monastero teneva anche fanciulle in educandato. Le educande abitavano in un luogo a parte, destinato e separato da quello delle religiose, in un dormitorio dove ciascuna ragazza aveva una camera propria. Come le religiose, però, vestivano modestamente e dovevano osservare le leggi della clausura e del parlatorio, non potendo uscire se non a 25 anni, terminata la propria educazione.

Nel corso del XVIII secolo il monastero venne trasformato in conservatorio e nel 1781 lo stabile passò in proprietà alla famiglia Inghirami che vi aprì la sua Scuola laboratorio. L'interno della chiesa si presenta nella forma ricevuta nella prima metà del XVIII secolo e conserva ancora oggi due importanti opere d'arte: 'La deposizione della Croce" del volterrano Gian Paolo Rossetti e una fastosa decorazione in stucco e oro circonda l'affresco della cupola con l' 'Apoteosi di San Dalmazio vescovo di Pedona', opera di Ranieri del Pace del 1709.

Per i volterrani la chiesa di S. Dalmazio è la 'Chiesa del briaco' perché, in base ad un testamento di un membro della famiglia Inghirami, nel giorno della scomparsa del committente veniva celebrata una messa di suffragio. La funzione, che si svolgeva la mattina molto presto, finì con raccogliere sempre meno persone e soprattutto uomini che, avendo abbondantemente bevuto durante la notte, prima di ritornare a casa, si fermavano in chiesa. Altri invece giustificano il nome con la inebriante passione del committente per il vino.

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