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Cnr, protesta dei precari: "Con il decreto Madia non saremo mai stabilizzati"

Decine di lavoratori del Cnr sono scesi in strada questo pomeriggio, mercoledì 17 maggio, per protestare contro la riforma del pubblico impiego: "A rischio la sopravvivenza della ricerca pubblica"

Maschere in volto e manifesti a lutto per simboleggiare "la morte della ricerca pubblica". Protesta, questo pomeriggio, mercoledì 17 maggio, di alcune decine di lavoratori precari del Cnr di Pisa. Nel mirino della protesta, che rientra all'interno di una mobilitazione portata avanti a livello nazionale dai 'Precari uniti del Cnr', la riforma Madia. "Il decreto Madia - spiegano i manifestanti - offre la possibilità di iniziare un percorso di stabilizzazione all’interno della pubblica amministrazione. Tuttavia, nel caso del Cnr, la sua reale applicazione non sembra attuabile. Secondo la riforma, per essere stabilizzati, occorre infatti aver maturato almeno 3 anni di tempo determinato, anche non continuativo. Il problema è che la gran parte dei precari nel corso degli anni è stata assunta con forme contrattuali atipiche: prevalentemente assegni di ricerca e co.co.co".

>>> MASCHERE IN VOLTO E MANIFESTI FUNEBRI: GUARDA IL VIDEO DELLA PROTESTA <<<

Una situazione che, a livello nazionale, coinvolgerebbe oltre 4mila persone. "Più difficile - afferma Loredana Fortunato, portavoce dei precari del Cnr di Pisa - sapere quanti sono i dipendenti che, sulla sede di Pisa, si trovano in questa situazione. Oggi, alla protesta, siamo circa un centinaio, ma molti altri non hanno partecipato per paura di perdere il loro posto di lavoro". Altra criticità dalla riforma Madia riguarda i fondi per finanziare la ricerca. "L'assunzione a tempo indeterminato - continua la Fortunato - è ovviamente legata alla disponibilità di fondi. Oltre ad avere almeno tre anni di lavoro a tempo determinato, per essere stabilizzati, occorre essere pagati sui cosiddetti 'fondi ordinari'. Anche in questo caso, su 4500 precari a livello nazionale, solo 130 sono pagati con questi fondi, gli altri vengono invece pagati con i cosiddetti 'fondi di progetto'. Pochissimi di noi, quindi, avrebbero diritto a passare a tempo indeterminato".

I precari chiedono quindi al presidente del Cnr, Massimo Inguscio, di farsi portavoce delle loro istanze presso il Governo. "Abbiamo in media 10/15 anni di precariato - continuano i manifestanti -  e lavoriamo esattamente come i nostri colleghi a tempo indeterminato, sia a livello di mansioni che di responsabilità. Chiediamo quindi che nel computo dei tre anni di anzianità possano essere inclusi anche gli anni di lavoro svolti con contratti atipici, e che tutti i precari storici siano mantenuti in servizio fino all'assunzione. Proponiamo anche di considerare l'ipotesi di conteggiare anche coloro che hanno esclusivamente contratti di assegno di ricerca. Occorre che vi sia una disponibilità dell'Ente alla risoluzione di questo problema che è stato generato da un abuso di forme contrattuali da parte dello stesso Cnr. Infine chiediamo che siano rafforzati i cosiddetti 'fondi ordinari' in modo di arrivare alla stabilizzazione di tutti i precari storici".

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