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Cronaca

Controlli e multe sui locali del centro, Petraglia: "Clima di tensione tra gli imprenditori"

La presidente di ConfRistoranti di Confcommercio Pisa punta il dito contro i controlli che nelle ultime settimane si stanno moltiplicando in bar e ristoranti. "Per non parlare della concorrenza sleale delle sagre" dice

Non ci sta Daniela Petraglia, presidente di ConfRistoranti Confcommercio Pisa, a subire in silenzio la raffica di multe e controlli a tappeto, di cui sono vittime in queste settimane locali del centro e pubblici esercizi: “Stabiliamo subito che non siamo dei malavitosi, meritevoli di blitz e di chissà cos'altro. Siamo persone oneste, perbene, imprenditori che hanno investito tutte le loro risorse, umane ed economiche in una attività commerciale. Dico solo che questo spiegamento di forze per controllare minuziosamente le attività regolari del centro non è più tollerabile. Tutte le sere entrano controllori di ogni sorta nei nostri locali proprio nel momento di maggior afflusso di clienti, in un periodo strategico della nostra stagione”.

Petraglia esprime grande preoccupazione a nome della categoria: “Non capisco molto bene questo atteggiamento nei nostri confronti. Noi siamo un servizio e un valore aggiunto della città e invece veniamo considerati alla stregua di fuorilegge. Il clima che si sta creando tra gli operatori non è certamente dei più positivi, la tensione sale, mentre alcuni di noi sono addirittura terrorizzati davanti a questa ingiusta criminalizzazione della categoria”.
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La presidente Petraglia traccia una sorta di mondo alla rovescia: “A fronte di controlli rigorosi e severissimi, ripetuti, ravvicinati nel tempo per noi regolari, gli abusivi possono permettersi il lusso di continuare indisturbati le loro attività illegali. Capisco la difficoltà talvolta persino nell'identificare questi soggetti, figuriamoci poi nel comminare multe e sanzioni, ma assistiamo comunque ad una disparità paradossale e profondamente ingiusta”.

Qualcosa da dire anche contro la concorrenza sleale delle sagre: “Ai ristoratori pisani le sagre costano quasi 5 milioni di euro di mancati introiti. Lo scopo di valorizzazione dei prodotti tipici locali è quasi completamente andato perduto, salvo alcune lodevoli eccezioni. Sono tantissime le sagre in Toscana e mentre noi regolari a posto fisso dobbiamo sottostare a prescrizioni igieniche molto severe, loro possono preparare e somministrare cibi praticamente in mezzo alla strada. Non parliamo poi del rispetto delle norme sul lavoro e sugli adempimenti fiscali, sui quali c'è una enorme e mai controllata zona grigia”.

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