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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Campi rom, le associazioni attaccano: "No agli sgomberi forzati"

Nel corso del convegno dal titolo "Rom, sgomberiamo il campo dai pregiudizi", organizzato da Africa Insieme, Laboratorio Rebeldía e Arciragazzi, le associazioni hanno puntato il dito contro la politica del Comune

Stop agli sgomberi forzati. E' questo il grido che si leva dopo la conclusione del convegno "Rom, sgomberiamo il campo dai pregiudizi" che si è svolto nei giorni scorsi presso i locali dell'Università di Pisa. L'iniziativa promossa da Africa Insieme, Laboratorio Rebeldía e Arciragazzi, in collaborazione con Amnesty International, ha analizzato la situazione dei rom e dei sinti nel territorio dell’area pisana, partendo dal rapporto del 2011 “Tolleranza zero contro i rom”, elaborato da Amnesty International, e dalla campagna contro gli sgomberi forzati promossa dalla stessa Amnesty.

Dal convegno è uscita fuori anzitutto l’unanime condanna della pratica degli sgomberi forzati che anche a Pisa negli ultimi anni sono cresciuti. Secondo i dati forniti dalle associazioni locali, nel periodo compreso tra maggio 2009 e dicembre 2011 (dunque nell’arco di 32 mesi) sono stati effettuati, nel solo Comune di Pisa, 25 interventi di sgombero, dei quali 14 con abbattimento di baracche e l’appoggio di ruspe: significa in media uno sgombero ogni 39 giorni.

"La diffusione di questa pratica - denunciano le associazioni - rappresenta in primo luogo una violazione di diritti umani fondamentali sanciti a livello internazionale: gli sgomberi infatti interrompono percorsi di scolarizzazione dei minori e di inserimento lavorativo per gli adulti, aggravando le condizioni di marginalità sociale delle comunità rom. Per di più gli sgomberi vengono di norma eseguiti, a Pisa, senza fornire alcuna soluzione abitativa alternativa. Il costo umano e sociale di queste operazioni è altissimo, e lo è anche il costo economico: si pensi che il Comune ha impiegato per gli allontanamenti degli ultimi due anni e mezzo oltre 140mila euro".

Dunque la richiesta è ben delineata: una immediata inversione di tendenza con la sospensione di tutti gli sgomberi sul territorio. In particolare, si è posta con forza l'esigenza di un riesame della situazione del campo della Bigattiera da parte dell'amministrazione comunale, "un insediamento cresciuto nel tempo - denunciano le associazioni partecipanti al convegno - non per nuovi arrivi di rom sul territorio, ma in seguito agli sfratti disposti con la chiusura del programma 'Città Sottili'. Si tratta dunque del risultato delle politiche sociali messe in opera negli ultimi anni dalla giunta comunale di Pisa, dalla chiusura di 'Città Sottili' in avanti".

Le associazioni nel documento finale del convegno suggeriscono di ricorrere ad esempio alle risorse stanziate dalla Regione Toscana per far fronte a situazioni simili a quella del campo della Bigattiera, ossia per predisporre alternative che portino all'interruzione della pratica degli sgomberi eseguiti senza offrire concrete soluzione alternative.

"Infine dal convegno sono emerse numerose criticità nei criteri di gestione delle 'casette minime' di Coltano - concludono le associazioni nel documento finale - l’esempio della famiglia con minori sfrattata nel febbraio scorso, perché alcuni suoi membri erano imputati in un procedimento penale ancora in corso, rappresenta un'evidente violazione di principi costituzionali. Secondo la Costituzione, infatti, la responsabilità penale è sempre personale e l’imputato è innocente fino a prova contraria. È necessario che il Comune di Pisa, nei suoi regolamenti, rispetti questi principi e cessi di adottare 'norme speciali' (durata dei contratti, nesso automatico tra mancato pagamento delle utenze e sfratto, violazione del principio di presunzione di innocenza)".

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