Misericordia di Pisa, i Cobas: "La Diocesi venda i gioielli di famiglia"
Critiche al piano di risanamento anche da parte del sindacato di base che sottolinea come siano in gioco troppe famiglie. Il piano prevede la messa in mobilità di 24 dipendenti e la cassa integrazione per 17
Una provocazione che vuole però delineare una situazione critica e spingere a prendere decisioni ben diverse rispetto a quelle delineate nel piano di risanamento della Misericordia presentato dal commissario Stefano Ragghianti. Sandro Giacomelli e Federico Giusti dei Cobas chiedono infatti se l'Arcivescovo e la Misericordia sono disposti, per scongiurare i licenziamenti, a vendere alcuni gioielli di famiglia, salvaguardare l'occupazione e presentare un piano di rilancio serio e credibile utilizzando tutti gli ammortizzatori sociali a disposizione. Il piano presentato infatti prevede la messa in mobilità di 24 dipendenti e la cassa integrazione per altri 17. E i Cobas, così come del resto avevano già espresso profonde perplessità Cgil-Cisl-Uil, non ci stanno. Una soluzione giudicata "irricevibile" che indica come unica strada quella dei tagli indiscriminati, in seguito ai quali, aggiungono Giacomelli e GIusti, "ci chiediamo come sarà possibile, con esuberi e cassa integrazione, erogare servizi importanti come quelli legati all'ambito sociosanitario e dai quali dovrebbe invece scaturire il rilancio e la crescita delle attività della Misericordia stessa".
Infine, i Cobas chiedono un incontro con l'Arcivescovo di Pisa, Giovanni Paolo Benotto per spiegargli che il ripianamento del debito va di pari passo con il rilancio di tutte le attività della Misericordia, che tuttavia non potrà avvenire tacendo sulle cause e responsabilità di questa crisi debitoria: "Sono in gioco troppe famiglie, nessuno lo dimentichi" affermano i due rappresentanti del sindacato di base. (fonte Ansa)
