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Cronaca

Depositato esposto alla Corte dei Conti sulla Mattonaia: decine le firme. Il comune non svenda

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Sono decine le firme di cittadini e cittadine che hanno sottoscritto l'esposto alla Corte dei Conti, promosso dal Municipio dei Beni Comuni nella giornata del 6 Novembre, giornata nazionale contro la messa all'asta delle case popolari prevista dal Decreto Lupi, per quanto concerne la “svendita” della Mattonaia, l'edificio di proprietà del Comune di Pisa realizzato con fondi per l’edilizia sociale e mai utilizzato, che l’amministrazione Filippeschi vuole portare a termine con l’imminente pubblicazione di un bando che prevede lo scambio di questo immobile per alcune opere pubbliche.

La Mattonaia in questi decenni ha rappresentato a nostro avviso uno degli esempi più evidenti di cosa significhi “cattiva amministrazione”: alloggi pubblici e fondi a destinazione commerciale lasciati a deperire e all’abbandono, con conseguente perdita di valore. Una meravigliosa piazza pubblica nel centro storico interdetta agli abitanti del quartiere e non fruibile. Migliaia di euro spesi inutilmente per rendere inaccessibile questo spazio e per bonificarlo dall'unica presenza, quella dei piccioni. Il valore dell'immobile che è sceso progressivamente fino all'ultima stima pari a 2 milioni e 900 mila euro,

Riteniamo che sia venuto il momento di chiedere conto a chi in questi mesi ha permesso questo scempio e ora prova a svendere un patrimonio pubblico, ovvero di tutte le cittadine e i cittadini.

Il centro della nostra città è pieno di immobili colpevolmente lasciati all'abbandono e al degrado, spesso per operazioni speculative non andate a buon fine come nel caso di Palazzo Boyl.

Ribadiamo la nostra contrarietà al bando di vendita che l’amministrazione vuole pubblicare nelle prossime settimane, dopo continui rinvii, e ci auguriamo che questa nostra voce per un immediato riutilizzo a fini sociali e produttivi venga raccolto, senza proseguire per una strada che non persegue l’interesse pubblico.

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