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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Misericordia, si dimettono i membri del Magistrato: nuovo commissariamento e licenziamenti in vista?

E' la situazione che si profila per l'Arciconfraternita dopo le dimissioni di cinque componenti dell'organo di governo cui sono seguite quelle di altri manager. Nel mirino la gestione della Misericordia da parte del commissario Marchetti

Dopo la calma (solo apparente a questo punto) torna a soffiare il vento di tempesta sulla Misericordia di Pisa. Due anni dopo il commissariamento per debiti pari a 12 milioni di euro e il licenziamento di 32 dipendenti, ad accendere nuovamente i riflettori sulla vicenda dell'Arciconfraternita sono le dimissioni di cinque componenti del Magistrato, l'organo di governo interno, alle quali sono seguite quelle degli altri manager.

A lasciare la Misericordia sono stati il vicegovernatore Gabriella Bianchini e i residenti magistrali Michele Apruzzese, Francesco Mancuso, Nicola Pieracci e Paolo Toni, che affidano le motivazioni ad una lettera resa nota dal Corriere Fiorentino. Nell'occhio del ciclone l'operato del commissario Luigi Marchetti, al quale, scrivono nella lettera di dimissione, è stato "ripetutamente chiesto un cambiamento tangibile nella gestione". I dimissionari chiedevano di rivedere il ruolo affidato a Carlo Alberto Orvietani, principale collaboratore di Marchetti, ma la questione non sarebbe mai stata discussa, ma anzi "sempre rinviata con espedienti da temporeggiatore propri del governatore che ha, quindi, preferito la tutela del 'suo uomo' piuttosto che il superiore interesse dell'istituzione".

Secondo i dimissionari, infatti, i vertici attuali della Misericordia anzichè perseguire la strada del risanamento intendono "pervenire all'estinzione e successiva liquidazione dell'ente, disegno che Marchetti, insieme con Orvietani, persegue lucidamente dal primo giorno del suo insediamento senza avere alcun interesse per le sorti della Misericordia se non nei limiti di salvaguardare la posizione della Curia". I cinque componenti del Magistrato sarebbero anche venuti a conoscenza di due importanti manifestazioni di interesse verso l'immobile della stessa Arciconfraternita, ma il Governatore ha tenuto per se' la questione senza coinvolgere l'organo di governo.

COBAS. Sulla vicenda intervengono anche i Cobas, impegnati in passato al fianco dei lavoratori della Misericordia nella lotta contro i licenziamenti. "Avevamo già denunciato, mesi fa, la crisi interna alla Misericordia, crisi acuita da contrasti sulla gestione del 118 che il Governatore, e il suo braccio destro Orvietani, volevano dismettere già un anno or sono, fermati solo dalla strenua opposizione dei volontari - affermano dal sindacato - nell'arco di pochi anni, la Misericordia di Pisa ha perso gran parte dei servizi e del personale, basti ricordare il trasporto sociale e sanitario (interno all'ospedale), gli ambulatori e tanto altro ancora".
"Contrariamente a quanto dichiarato dal Vescovo e dai vertici della Misericordia - proseguono i Cobas - i 32 licenziamenti del 2013 non hanno salvato dal collasso la Confraternita perché non è mai esistito quel piano di rilancio sbandierato sulla stampa dal Governatore, infatti gli immobili sono rimasti sfitti, gli ambulatori dismessi, rimosse le convenzioni con i medici in affitto, le attività sociali ridotte al solo 118 che per mesi è stato sul punto di chiudere perché giudicato una rimessa. E' evidente che le pur tardive dimissioni del Magistrato (organo dirigente della Misericordia) sono il frutto di un clima avvelenato, di insanabili divisioni interne e della assenza di ogni controllo da parte di Monsignor Benotto che per statuto avrebbe dovuto esercitare un ruolo di controllo e di garante".

Per i Cobas inoltre "non immune da colpe è anche la Misericordia Toscana con l'intervento del presidente Corsinovi tardivo e inefficace visto che il ruolo della Confraternita, in ambito socio sanitario, si è nel frattempo ridotto al lumicino quando un intervento sarebbe stato possibile conservando parte dei servizi dismessi".
Una gestione all'insegna della dismissione della Confraternita che, per i Cobas, già nei prossimi giorni, "potrebbe tradursi nel blocco degli stipendi e, a inizio 2016,  nel licenziamento degli ultimi dipendenti, passati da 67 a 23 nell'arco di due anni e mezzo".
Da qui la richiesta di un intervento al prefetto e la nomina di un commissario straordinario per il rilancio delle attività.
 

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