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Cronaca

Divieti di circolazione mezzi pesanti, Cna “Ora basta”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

I divieti di circolazione ai mezzi pesanti spuntano come funghi in ogni comune, e su importanti strade provinciali.

Sono provvedimenti che vietano il passaggio su arterie fondamentali per la nostra provincia come ad esempio la SP1 Bientina-Altopascio, l’Aurelia nel tratto pisano o la SR 206 Emilia nel tratto delle colline costiere, la provinciale del Lungomonte, interi tratti di statali come la SR439 e la SR68 o la SR67 Tosco-Romagnola…  . Interi abitati e relative zone produttive, sono in pratica tagliati fuori dalla viabilità dei mezzi pesanti che sono mezzi di lavoro, anche se certo l’aggravio sugli abitati e sulle zone urbanizzate va tenuto di conto. Ed infatti dove le amministrazioni hanno convocato la nostra associazione, prima di prendere dei provvedimenti, si sono potuti suggerire correttivi trovare alternative, evitare ulteriori aggravi alle imprese per far circolare i propri mezzi (Calcinaia, Lari e Crespina). Laddove le amministrazioni, in particolare la Provincia, si sono intestardite nel mantenimento di divieti assurdi e oltretutto non concordati in alcun modo come ad esempio la Bientinese, o il caso di Ponsacco poi risolto, non abbiamo esitato a contestare in modo fermo la decisione e a protestare affinché il divieto non resti “operativo". E nel frattempo si rimane in attesa della nuova strada: ma con i tempi che corrono e con la scarsità di risorse che caratterizza le casse sempre più vuote delle amministrazioni locali non c’è da sperare che si tratti di tempi brevi….

Questa la denuncia lanciata dalla Cna, dalla sua sede di Pontedera presenti il Presidente Area Valdera CNA Marco Rossi e il presidente della Fita-CNA Giovanni Capecchi, con l’obiettivo di un cambio di rotta, perchè la situazione non è più tollerabile, specie in una fase di crisi acuta dell’economia come questo: i divieti devono essere inseriti in una ottica complessiva di tutta la viabilità locale.

Il risultato è che non c’è una visione organica e sistematica con cui poter procedere ad una analisi accurata delle situazioni che si vengono a creare con i provvedimenti presi dai singoli comuni, scollegati fra loro e senza un confronto complessivo per una valutazione organica delle conseguenze.

Ecco la richiesta CNA: “Chiediamo un tavolo a livello provinciale (nel quale coinvolgere i singoli comuni o unioni; un tavolo peraltro già promesso dalla provincia in occasione del primo annuncio di chiusura della Sp1 nel 2009 e mai mantenuto.Inoltre c’è il problema della disomogeneità delle ordinanze che secondo noi devono contenere alcuni principi semplici quando vengono prese: fare salve le destinazioni di carico e scarico e i mezzi delle imprese con sedi all’interno delle zone interdette, e con meccanismi automatici di autorizzazione (senza cioè dover ricorre a autorizzazioni ad hoc di volta in volta). Per semplificare e non complicare  e facilitare anche i controlli su strada.

 “A tutto questo si aggiunga – ha detto il coordinatore Fita provinciale Maurizio Bandecchi - che c’è un paese nel quale non si vede una ripresa produttiva, di cui non si scorge all’orizzonte una idea di rilancio produttivo, o che si veda indicata una missione, una vocazione per un paese ricco di talenti , e di esperienza  come l’Italia ma che si sta impoverendo sempre di più.
Oltretutto si ha come la sgradevole sensazione che se altrove, (vedi Francia, Germania Spagna) ci sono paesi che pensano che il trasporto (come capita anche per altri comparti produttivi, ritenuti oggettivamente strategici per lo sviluppo dell’ economia)  siano comparti produttivi da proteggere, di cui tenere conto, da mettere quantomeno in condizioni di poter operare al meglio delle loro possibilità, mentre in Italia si ha appunto la sgradevole sensazione che ci sia nella migliore delle ipotesi disattenzione, disinteresse per non dire peggio. Che le imprese siano soggetti da spremere, privilegiando pochi soggetti e non agendo sui meccanismi perversi che sempre più stanno mettendo fuori mercato le nostre imprese. Un tema molto delicato è quello dei controlli su strada, che pure anche la nostra associazione ha sempre coerentemente richiesto perché senza una uniforme applicazione delle norme si premiano i furbi, gli scorretti, i disonesti, la concorrenza selvaggia. Ma proprio nel corso di questi ultimi periodi di inasprimento dei controlli si è visto che a pagare, a pagare di più, sono in gran parte le imprese che sono regolari nella sostanza e che hanno solo qualche piccola pecca da correggere, peccati veniali spesso più per la forma carente che per altro di maggiore rilevanza, mentre non tocca o comunque non sta fermando coloro che fanno davvero il nero e effettuano un trasporto senza regole, che sfuggono ai controlli, distorcono verso il basso il mercato. Coloro cioè che mettono fuori mercato la parte sana del tessuto produttivo. Non passa settimana che non senta una impresa di trasporto locale che lamenta simili situazioni, a cui vien portato via il lavoro da soggetti che lavorano a prezzi impossibili, che si vede erodere i suoi già bassi margini di concorrenzialità. Si pensi al fenomeno crescente delle imprese dell’est che con la foglia di fico del cabotaggio (permesso solo in casi particolari e per periodo limitato) di fatto fanno concorrenza alle nostre ditte che effettuano trasporti internazionali: e sono tutti casi di abusi che nessuno controlla, mentre vengono fatte letteralmente le pulci alle imprese italiane anche per sforamenti di pochi minuti dei limiti sui tempi di guida e di riposo. Deve finire questa strana legalità strabica e asimmetrica che sta strozzando anche i pochi che riescono a stare a galla in una sempre più difficile situazione di mercato”.

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