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Cronaca

Scuola Normale al Sud, Rossi: "Progetto saltato per i capricci di un sindaco"

Duro il governatore della Regione Toscana che denuncia ancora una volta lo sgarbo subito nel non essere stato invitato all'incontro al Ministero

"Piccoli interessi localistici che prevalgono sugli interessi nazionali. Spero che il mondo accademico si mobiliti". Il presidente della Regione Toscana torna sulla vicenda della 'gemmazione' della Scuola Normale di Pisa con l'Università Federico II di Napoli, un progetto naufragato: al Sud nascerà una scuola d'eccellenza che non avrà però il marchio del prestigioso istituto fondato da Napoleone.
"Un questione di questa importanza non può essere decisa in una riunione tra un sindaco, un deputato e un capo di gabinetto del ministero
dell'Istruzione. E' in campo da tempo un progetto per espandere in altre parti d'Italia l'organizzazione e le conoscenze della Normale ed era stato votato anche un emendamento favorevole alla Camera per far partire questa operazione. Non può accadere che tutto salti solo per i capricci di un
sindaco".


"Il metodo, chiamiamolo così, utilizzato è assurdo. Il governo, nonostante il titolo V della Costituzione riconosca un ruolo agli enti regionali su questi temi, non ha pensato di consultare la Toscana. Noi facciamo tutto il possibile per aiutare l'università - prosegue Rossi - abbiamo dato in comodato uffici, laboratori e come Regione abbiamo aperto anche un ufficio a Bruxelles per ricercare finanziamenti da offrire alla Normale. Siamo insomma stati sempre presenti, questa volta invece siamo stati soltanto spettatori di un teatro dell'assurdo".

"Insisto - spiega Rossi - gli interessi nazionali non possono soccombere davanti a interessi localistici. Il comunicato improvvisato del Ministero
è servito solo a far suonare la grancassa al sindaco di Pisa che parla di una vittoria storica. In realtà, si tratta soltanto di una enorme sconfitta per l'autonomia delle università e il mio auspicio e che adesso gli atenei si mobilitino, e non solo a Pisa. Se chi opera dentro l'università aveva previsto di poter accrescere l'importanza e il prestigio della Scuola Normale mettendola in sinergia con altre realtà, questa era una scelta che spettava soltanto agli accademici. La verità è che così si è soltanto umiliata l'autonomia dei corpi universitari".

Rossi non condivide l'opinione del sindaco di Pisa Conti secondo il quale portando l'università a Napoli sarebbe stato depredato il marchio di
un'eccellenza pisana: "Non mi risulta - dice Rossi - che la Normale sarebbe stata chiusa, anzi era un modo per esportare un modello di eccellenza. La legge prevedeva che un comitato interno alla Scuola avrebbe sorvegliato sui progressi portati avanti dalla Federico II. Anche la Scuola di Parigi, da
cui è nata la Normale, ha sedi in tutta la Francia con la direzione centrale ben salda in mano ai parigini. Un modello replicabile anche in Italia".
"Quello che emerge ancora una volta - conclude Rossi - è l'atteggiamento a un tempo spregiudicato e campanilistico della Lega, che a Milano dice una
cosa, a Firenze un'altra e a Napoli un'altra ancora. La politica ridotta al gioco delle tre carte. E basta vedere cosa hanno fatto su manovra e
trattative con l'Europa: dire una cosa e poi farne un'altra. La vicenda della Normale è solo l'ennesima dimostrazione".

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