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Cronaca

Erosione costiera: appello della Prima Commissione di controllo per la mobilitazione di Regione e istituzioni

La Prima Commissione di controllo rilancia l'appello del Parco di San Rossore e chiede una risposta unitaria a livello regionale per l'erosione costiera che sta distruggento la costa pisana. Mancano programmazione e studi sull'impatto antropico

Una settimana fa il Parco di San Rossore lanciava l'allarme per la Villa del Gombo, la residenza presidenziale che ha visto le sue protezioni dal mare cedere all'erosione delle acque. In pericolo c'è tutta la costa, da Calambrone fino a Viareggio. Profonde anse nell'entroterra vengono scavate sempre più dalle correnti, che non vengono più pareggiate dall'apporto di terra e sabbia dei fiumi. La Prima Commissione consiliare di controllo e garanzia è stata invitata ad un sopralluogo sul posto dal direttore del Parco di San Rossore, e dopo un colloquio con lui ha deciso di stimolare l'Amministrazione ad intraprendere iniziative per contrastare il fenomeno dell'erosione costiera.

Un problema di difficile risoluzione, dove in realtà a dover guidare e coordinare gli interventi dovrebbe essere la Regione Toscana. Il susseguirsi di interventi poco efficaci ed opere antropiche incisive, senza una programmazione unitaria basata su studi e monitoraggi scientifici, rischia di aggravare il fenomeno. "Il problema è di vasta entità – spiega il presidente della Commissione Giovanni Garzella (Pdl) – al Gombo è crollata la punta delle protezioni, con gli animali che entrano e il mare che passa con facilità nei boschi e palustri. L'equilibrio naturale fra sabbia portata via dal mare e riportata dai fiumi è scomparso. Tutti i comuni dell'area devono fare un quadro d'insieme, con la Regione in testa. La situazione è drammatica".

"Ci vuole un monitoraggio serio – afferma Maurizio Nerini di Noi Adesso Pis@ – i dati che ci sono sono vecchi, la situazione attuale è molto cambiata; c'è il porto di Marina solo per fare un esempio. Servono nuovi studi sull'impatto dell'erosione". Valutazioni tecniche che infatti mancano: "Abbiamo chiesto delle relazioni sull'impatto antropico – spiega Elisabetta Zuccaro del 5 Stelle – ma non esistono. Si sono formate due profonde anse a ridosso della foce armata e del porto di Marina, segno che i riflessi delle opere sulle correnti ci sono. Occorre quindi prevedere misure di contenimento efficaci e soprattutto capire il rapporto che c'è fra opere ed erosione, perché solo così si può intervenire con efficacia. Grossi investimenti sono stati fatti fra dighe, geotubi e teli sul fondale, ma sono state risorse spese senza effetti. Queste valutazioni sono ancor più necessarie se si pensa ai nuovi interventi su Livorno".

In ballo c'è la stessa sicurezza idraulica del territorio. Ricci di Una Città in Comune-Prc: "L'erosione colpisce ad esempio anche la foce del fiume Morto, che se non fermata può portare ad allagamenti futuri della piana. In sostanza è un problema diffuso, dove serve alzare l'attenzione e stabilire collaborazioni virtuose fra amministrazioni e Parco, perché affrontare in modo separato le questioni non porta risultati".

Se Pisa subisce l'erosione, Viareggio ha il problema opposto dell'insabbiamento. "Tutto questo fenomeno va avanti da anni – afferma Raffaele Latrofa (Ncd) – non è questione della Piattaforma Europea. La Regione Toscana ha previsto un riassetto delle spiagge, il progetto è fermo da anni sui tavoli dell'ente e delle province di Lucca e Pisa. Si potrebbe spostare la sabbia da Viareggio alle zone pisane dove occorre, con poi la natura che riporterebbe la terra col suo corso da dove si è presa, salvaguardando la cosa".

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