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Cronaca San Rossore / Parco di San Rossore

Route Agesci a San Rossore, vie legali degli ambientalisti: presentato un esposto in Procura

Il raduno degli scout secondo il Comitato 'Salviamo San Rossore' non ha causato solo danni: è stato permesso con una autorizzazione illegittima, contraria alla legge ed alle stesse norme del Parco. Presentato un esposto alla Procura della Repubblica

Deficit di istruttoria, danno ambientale, normative forzate per realizzare un evento che a San Rossore è vietato dalla legge e dallo stesso regolamento del parco. Sono queste le ragioni, sostenute dal comitato 'Salviamo San Rossore', che hanno portato i promotori a rivolgersi alla Procura, presentando un esposto contro l'approvazione della proposta di ospitare nel Parco Naturale Regionale il grande raduno scout Agesci. In questo documento, che verrà presto reso di dominio pubblico promettono gli ambientalisti, non ci sarebbero solo numerose prove a dimostrazione dei danni causati dal passaggio degli oltre 30mila giovani, ma anche numerosi rilievi giuridici che attesterebbero l'illegittimità della decisione presa dagli enti pubblici che hanno consentito l'evento attraverso l'approvazione in conferenza dei servizi. L'esposto è stato presentato sia alla Procura della Repubblica di Pisa che al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Firenze.

Nella conferenza stampa di ieri l'avvocato Giancarlo Altavilla, incaricato dal comitato, ha tracciato l'iter entro il quale si è mossa l'approvazione che ha consentito l'evento. Una procedura che "appare in tutta evidenza illegittima, contraria a quelle norme nazionali, regionali e del parco che sarebbero tese a tutelare l'area protetta, non a sfruttarla come un giardino urbano". Tanti gli esempi di forzatura secondo il legale: "Vige il divieto di modifica morfologica del territorio e si è intervenuti con le ruspe; è vietato ogni tipo di rumore e si permettono concerti; si deve valutare un elevato impatto ambientale e in conferenza di servizi, nonostante anche le questioni poste dall'Arpat, c'è stato un unanime consenso degli enti politici e non tecnici espresso con laconiche prese di posizione, con verbali brevi e lacunosi".

La tesi sostenuta dagli ambientalisti è semplice: il raduno a San Rossore era stato deciso ancora prima che iniziasse il procedimento di valutazione, eseguito poi solo pro forma. Un indizio di tale ricostruzione lo svelerebbe anche un singolare retroscena: "A marzo – spiega sempre Altavilla insieme ad Alessandro Spinelli del comitato – girava un depliant turistico che indicava già luogo e date dell'evento, quando ancora non era stato deciso se consentirlo o meno". Adesso la palla passa alla Procura, che sarà libera di decidere se aprire o meno un'indagine sulla base delle risultanze consegnate dagli ambientalisti. "Per noi – conclude l'avvocato – si sono consumati più reati. La proposta dell'Agesci non era ricevibile fin dal principio. Se un qualcosa è vietato, è vietato per tutti: la musica a scopo commerciale è tanto rumore quanto una messa cantata con palco e concerto. Dire diversamente è una presa in giro".

Botanici, zoologi ed altri professionisti che hanno collaborato con il comitato hanno effettuato, prima e dopo il passaggio della Route Agesci, vari censimenti di flora e fauna nelle aree interessate dalla manifestazione. Le verifiche allegate all'esposto mostrerebbero gli ingenti danni all'ambiente causati dai lavori, dal calpestio, da tutta la macchina organizzativa permessa dalle istituzioni coinvolte. "Dal punto di vista floristico e vegetazionale – spiega il Prof. Fabio Garbari – il prato a pascolo mediterraneo è devastato; sono state interrotte le serie di vegetazione, perfino i licheni, solitamente resistenti, sono stati triturati e sfaldati. Ci vorranno anni perché ricrescano. Non è vero che gli scout 'hanno lasciato il parco meglio di come lo hanno trovato'. Le nostre verifiche sono state fatte oltre che da me da due docenti universitari come Franco Pedrotti e Franco Maria Raimondo. Sfido a contestare la realtà delle nostre valutazioni".

Route Nazionale Agesci: i danni nel parco

Sul lato faunistico alcuni esempi dello sconvolgimento avvenuto riguardano i nidi di gruccioni, simbolo del Parco, e le tane delle tarantole. Spinelli: "I lavori sono iniziati a nidificazione ormai inoltrata e fino a quel momento ne avevo contati circa 85 sparsi nell'area erbosa interessata. Sono nidi protetti per legge. Al 16 di agosto, dopo la fine dell'evento, non ne ho ritrovato nessuno. Meno male che la natura non si doveva accorgere di nulla...". Dei volontari guidati dal Prof. Tongiorgi hanno censito le tane di tarantola, in quella che è (od era) la più grande colonia settentrionale in Italia di questo aracnide. In 9 ettari e mezzo, su 112 tane a terra individuate solo 33 sono alla fine state ritrovate intatte, di cui 12 ospitavano il ragno.

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