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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Fanghi tossici nei campi della Valdera, Legambiente: "Non si pensa alla salute"

L'associazione ambientalista chiede maggiori tutele per quanto riguarda la salvaguardia della salute e dell'ambiente e denuncia una troppa attenzione data alle conseguenze dell'inchiesta sull'immagine del territorio

E' come se alla fine le possibili ripercussioni sulla salute dei cittadini siano passate in secondo piano rispetto alle conseguenze sull'immagine di un territorio colpito da uno scandalo nazionale, quello dei fanghi tossici che venivano sversati sui terreni della Valdera. E' la sensazione avvertita da Legambiente Valdera dopo l'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze che ha portato alla scoperta dei rifiuti illeciti con il tam tam mediatico che ne è derivato.

"Dopo un mese se ne parla molto meno e ha preso il sopravvento la preoccupazione legata all'immagine del territorio più che ai pericoli per la salute, visto che in quelle aziende si coltivano cereali e altri prodotti per l'alimentazione - sottolineano dall'associazione ambientalista - Legambiente Valdera se ne occupa da più di vent'anni: il problema è sempre stato quello delle quantità e dei controlli sulla qualità dei fanghi portati sui campi della Valdera e della provincia di Pisa. L'ultimo scandalo in ordine di tempo è stato quello del 2012 che coinvolse le campagne di Peccioli per lo spandimento illegale dei fanghi di depurazione dell'impianto CERMEC di Massa. L'indagine odierna della magistratura di Firenze evidenzia come 800 ettari di terreni a Peccioli, Palaia, Lajatico, Chianni, Pontedera, Crespina, Lorenzana, Fauglia e Montaione siano stati interessati da spandimenti di fanghi nocivi.
Se la storia serve a non commettere gli stessi errori, in provincia di Pisa non è così".

"La provincia di Pisa - proseguono da Legambiente - detiene una numero rilevante di aziende agricole autorizzate a spandere fanghi e un elevato numero di aziende dedite al trasporto di rifiuti, per responsabilità dell'amministrazione provinciale che, con decreti fotocopia, ha consentito che i depuratori di tutta la Toscana potessero conferire in qualsiasi azienda agricola i loro fanghi, attraverso soprattutto la DG Green (ex-Delca). Questi 'estrosi' decreti hanno reso molto difficili i controlli, semmai qualche autorità avesse avuto mai voglia di farli".

"Nell'augurarci che le indagini in corso possano fare piena chiarezza sulla preoccupante situazione descritta dall'inchiesta - concludono dall'associazione - ci piacerebbe sapere quanto tempo dovremo ancora attendere prima di avere un regolamento anche in Toscana, in materia di spandimento fanghi, che tuteli maggiormente la salute dei cittadini, la qualità delle colture e l'ambiente. Regioni come la Lombardia, l'Emilia Romagna e il Veneto hanno già provveduto ad emanare disposizioni regionali più restrittive rispetto al DLGS 99/1992; la Regione Toscana vuol farci vivere in un territorio meno tutelato rispetto ad altri?".

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