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Cronaca

Comunicazione carente e proposte confuse: la 'fase 2' per palestre, piscine e centri sportivi parte a singhiozzo

Il presidente di Uisp Pisa Cristiano Masi sottolinea: "La riapertura del 25 maggio è rimasta sul calendario per molti consociati. Protocolli poco chiari e scarsi sostegni rendono difficile la ripartenza"

E' stato un primo giorno di 'Fase 2' con più luci che ombre quello che hanno appena archiviato palestre, piscine e centri sportivi del territorio pisano. Alcuni hanno riaperto i battenti, accogliendo i clienti e gli appassionati frequentatori dopo oltre due mesi di chiusure. Molte altre hanno deciso invece di non ripartire immediatamente, prendendo altro tempo per studiare a fondo i protocolli per la sicurezza e comprendere quali attività svolgere e quali no. Anche numerose strutture associate a Uisp hanno intrapreso la seconda strada, lasciando le porte chiuse ai frequentatori amatoriali. Ci dipinge questa situazione Cristiano Masi, presidente della sezione pisana dell'Unione italiana sport per tutti: "Chi aveva interpretato la data del 25 maggio come un ritorno immediato a ciò che vivevamo prima del lockdown sarà rimasto molto deluso. Ma purtroppo la realtà odierna è questa: incertezza sul futuro, confusione sulle norme da attuare tra ordinanze comunali, regionali e protocolli nazionali, scarso sostegno economico da parte delle istituzioni".

Masi porta alcuni esempi del territorio pisano che hanno deciso di non riaccogliere i frequentatori amatoriali: "La piscina di Cascina ha riaperto esclusivamente per i tesserati dell’associazione sportiva, mentre il nostro stabilimento balneare, utilizzando un gioco di parole, è in alto mare. Adeguare la struttura e tutti i suoi servizi ai protocolli non è semplice, serve qualche giorno in più di lavoro prima di riaccogliere i clienti". Il presidente di Uisp Pisa sottolinea che prima del 25 maggio sono arrivate molte domande degli sportivi circa la riapertura delle strutture affiliate con l'associazione, evidenziando "una forte confusione anche nella popolazione, disorientata da un flusso di informazioni spesso in contrasto tra di loro".

"La mia risposta, agli operatori come ai fruitori, è sempre stata la stessa nelle ultime settimane - prosegue Cristiano Masi - non è importante 'quando' riaprire, bensì 'come' ripartire dopo la batosta che abbiamo sofferto". Il presidente della sezione pisana di Uisp ricorda le grandi criticità che tutte le strutture e le società sportive del territorio hanno dovuto fronteggiare da metà marzo a oggi: zero incassi, spese vive e nessun progetto da costruire. "Sopravvivere, in uno scenario così desolante, diventa un’impresa". Masi sottolinea che "Uisp si è sempre messa a disposizione degli associati per interpretare i vari Dpcm e tutte le ordinanze che si sono susseguite negli ultimi mesi, ma abbiamo notato una discrepanza di fondo che potrebbe provocare ripercussioni molto gravi nel prossimo futuro".

Masi pensa alle opposte vedute della base del movimento sportivo e i vertici: "Da una parte ci sono tutti i nostri associati, realtà locali più o meno grandi, che nonostante tutto conservano l'ambizione e l'entusiasmo di ripartire. Dall'altra chi dovrebbe decidere le sorti dello sport italiano, dal professionismo agli amatori, fino ad oggi non ha dato vere direttive su come risollevarci". Secondo Cristiano Masi il percorso da intraprendere è una riforma strutturale di tutto il movimento. "Lo sport è socializzazione, salute, educazione. Così come la scuola, è uno dei pilastri della formazione mentale e fisica delle persone. E' impensabile non tornare in campo, negli spogliatoi o sui banchi. Ma serve mettersi attorno a un tavolo per condividere idee, discutere proposte e trovare soluzioni attuabili. I protocolli e le linee guida, così come sono proposte, sono perlopiù inattuabili. La riforma dello sport deve passare attraverso la ristrutturazione di tutte le infrastrutture, e poi del modo di viverle e sfruttarle".

Il presidente di Uisp Pisa conclude con un pensiero rivolto anche all'organizzazione dei centri estivi: "Anche in questo caso è stata fissata una data: il 15 giugno. Ma se non ci sono progetti attuabili, proposte discusse e dialoghi aperti, come si fa anche soltanto a pensare di mettere insieme decine di ragazzi? Per fare cosa? Gli spazi e le modalità di sport e socializzazione devono essere ripensati, altrimenti anche a settembre saremo impreparati. Più tempo si perde, più sarà complicato ripartire".

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