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Cronaca

'Il bosco allagato': su Rai Tre va in onda la Tenuta di San Rossore

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Venerdì 27 febbraio attorno alle 16.20, all’interno della nota trasmissione “Geo”, il fotografo naturalista Emanuele Biggi, che insieme a Sveva Sagramola conduce lo storico programma di Rai Tre, presenterà un reportage girato all’interno della Tenuta di San Rossore, poche settimane fa, dalla regista Francesca Catarci con la partecipazione del biologo Francesco Petretti.

Biggi, che nel corso del 2014 aveva già visitato il Parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, per approfondire la sua conoscenza delle risorse naturali che l’area protetta custodisce, nel presentare il documentario partirà proprio dalla propia esperienza nella ex tenuta presidenziale nei settori di sua maggiore competenza, come quelli relativi agli artropodi, agli anfibi ed ai rettili, e dai rilievi naturalistici effettuati, che testimoniano il valore ambientale della vasta area protetta regionale e i risultati della sua gestione: colpito dalla bellezza degli ecosistemi acquatici del Parco, il conduttore di “Geo” aveva infatti effettuato eccezionali riprese fotografiche di rettili ed altri animali, che contribuiranno a diffondere la conoscenza della nostra area protetta.

Nel corso degli ultimi mesi sono numerose le occasioni in cui, grazie alla collaborazione esistente tra il Direttore del Parco e la Rai, troupe ed esperti del servizio pubblico hanno visitato la Tenuta di San Rossore e le altre zone dell’area protetta per individuarne sia gli elementi di maggiore attrattività, sia le curiosità o gli aspetti poco conosciuti, come nel caso del reportage “Il bosco allagato”: venerdì 27 febbraio andranno infatti in onda immagini inedite – almeno per il grande pubblico – di luoghi della tenuta a pochi chilometri dalla città, grazie alle quali sarà possibile scoprire le grandi selve allagate che un tempo si estendevano in tutta la Maremma toscana, e dalle quali giganteschi alberi di farnia emergono dall’acqua formando un ambiente suggestivo che ricorda una foresta tropicale, un vero e proprio scrigno di biodiversità  fra il mare  e la grande pianura pisana, popolato da daini, cinghiali e uccelli migratori.

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