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Cronaca

Il GruppoPalestina di Pisa sul voto alla Camera per il riconoscimento dello stato palestinese

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Il 27 febbraio 2015 non è valso a nulla neppure l'appello lan­ciato da mille intel­let­tuali israe­liani, gui­dati da scrit­tori noti come Gross­man, Oz e Yeo­shua. Il governo Renzi, la Camera e quasi tutti i par­titi, ad ecce­zione del M5S e di SEL, non hanno avuto l'ardire di prendere una deci­sione dal forte valore sim­bo­lico. Decisione peraltro già presa dai par­la­menti di Gran Bre­ta­gna, Irlanda, Spa­gna, Fran­cia, Lus­sem­burgo, Por­to­gallo, Svezia e, anche se con delle precondizioni, dallo stesso Euro­par­la­mento.

La Camera ha infatti votato due mozioni: la prima del PD, votata anche da SEL, "impegna il governo a promuovere il riconoscimento di uno stato di Palestina"; la seconda di NCD e AP non parla esplicitamente di riconoscimento ma sostiene che ci vogliono nuovi negoziati e l'impegno delle forze politiche palestinesi a riconoscere lo stato di Israele. Il ministro Gentiloni, nel tentativo di giustificare l'appoggio del governo ad entrambe le mozioni, ha sottolineato che i due testi non sono in contraddizione ma in verità si completano.

In una nota dell'ambasciata di tel Aviv a Roma si legge: "Accogliamo positivamente la scelta del parlamento italiano di non riconoscere lo stato palestinese e di aver preferito sostenere il negoziato diretto fra Israele e i palestinesi, sulla base del principio dei due stati, come giusta via per conseguire la pace". Non esiste commento più chiarificante del significato reale, nascosto nelle formulazioni delle due mozioni approvate.

Ci saremmo anche aspettati una informazione più circostanziata e approfondita da parte dei media nazionali e locali, che hanno invece relegato ai margini sia l'esito del voto che il seppur ridotto dibattito precedente alla votazione ai margini.

Da parte nostra riteniamo invece che il diritto all'autodeterminazione debba finalmente essere riconosciuto al popolo palestinese, in attesa oramai da 67 lunghi anni. Ed il riconoscimento deve prescindere da qualsiasi precondizione, cosa che del resto non fu nemmeno richiesta alla nascita dello stato d'Israele nel 1948. Questo perché, come affermò Nelson Mandela, "solo gli uomini liberi possono negoziare".

Facciamo infine nostre le parole contenute nell'appello che alla vigilia del voto alla Camera è stato lanciato da Ramallah ai parlamentari italiani dalla "delegazione di Pax Christi Italia nei Territori Occupati":

....La Palestina aspetta da 67 anni....

Aspetta ai checkpoint.

Aspetta per andare a scuola e a lavorare.

Aspetta per andare a visitare un parente e per curarsi.

Aspetta di avere libero accesso alla sua acqua.

Aspetta il permesso di costruire sulla propria terra.

Aspetta che si smettano di demolire le sue case.

Aspetta che cessino le discriminazioni.

Aspetta di poter avere un'economia autonoma.

Aspetta che si smetta di negare la sua storia.

Aspetta che vengano attuate decine di risoluzioni ONU e rispettate le convenzioni di Ginevra.

Aspetta che cessino le punizioni collettive.

Aspetta che finiscano le incarcerazioni senza accuse e senza processo.

Aspetta di poter decidere liberamente del proprio futuro.

Aspetta che si rompa il silenzio e cessi l'indifferenza.

Aspetta che finisca l'occupazione.

Aspetta sempre.

E malgrado tutto questo, esiste.

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