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Cronaca

Allevamento intensivo nel cascinese: "Inquinanti 5 volte superiori ai limiti di legge"

E' la situazione descritta da 12 associazioni ambientaliste in merito ad un grossa struttura del territorio

Una situazione "preoccupante" con una presenza di inquinanti "5 volte oltre i limiti consentiti dalla legge". E' la situazione descritta da 12 diverse associazioni ambientaliste del territorio cascinese che hanno presentato le proprie osservazioni in merito alla procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale postuma che la Regione Toscana ha richiesto ad una società che gestisce un allevamento intensivo di animali sul territorio. L'impianto può disporre di migliaia di capi ed il suo impatto si estende in vari comuni.

"Le associazioni - si legge in una nota degli ambientalisti - hanno evidenziato la sostanziale inosservanza delle prescrizioni fatte negli anni dai vari Enti all'azienda, il superficiale Studio d'Impatto Ambientale presentato dalla società e i gravi problemi ambientali mostrati nell’ultima campagna di monitoraggio eseguita il 31 gennaio scorso, dove sono stati individuati inquinanti oltre 5 volte i limiti di legge presenti nelle acque estratte dai piezometri di controllo. Sono particolarmente allarmanti i valori rilevati in 3 piezometri profondi tra i 6 ed i 30 metri e posti a valle dei lagoni di accumulo dei reflui delle stalle, che mostrano la presenza ben oltre i limiti di legge per azoto ammoniacale, manganese e ferro"

"In questo quadro allarmante - proseguono le associazioni - il gestore dell'allevamento sostiene che quanto richiesto dalla Regione per limitare le problematiche ambientali è per loro economicamente non vantaggioso e quindi afferma di voler proseguire la propria attività senza sostanziali cambiamenti rispetto al passato. Questo atteggiamento, irriguardoso verso le popolazioni locali e i luoghi su cui hanno svolto la propria attività per decenni, evidenzia come per l'azienda è più profittevole pagare alcuni avvocati per presentare ricorsi al TAR che non risolvere definitivamente i problemi causati, riconvertendo la propria attività in modo da evitare anche inutili sofferenze agli animali".

Le associazioni amnbientaliste sottolineano quindi come "a conferma della grave situazione causata dall'attività si sono espressi anche i comuni di Crespina Lorenzana, Ponsacco, Lari Casciana Terme e Fauglia che hanno presentato proprie osservazioni e note sulla situazione in cui sono costretti a vivere i residenti delle frazioni vicine all'allevamento intensivo. Il comune di Crespina Lorenzana ha ricordato come l'allevamento intensivo di 11mila capi di bestiame non può essere assimilato ad attività agricola ma è classificabile come attività industriale. Ha evidenziato problematiche ambientali, urbanistiche nonché numerose irregolarità nel Piano utilizzazione agronomica ed anche lacune e reiterate violazioni delle norme statali/regionali e dell'Autorizzazione Integrata Ambientale. Il comune di Crespina Lorenzana ha anche dovuto investire denaro pubblico per opporsi al ricorso presentato al TAR dalla società".

"In base al principio 'chi inquina paga' - concludono le associazioni ambientaliste - dovrà essere valutata la necessità di una bonifica ambientale e solo successivamente si potrà parlare di riconversione aziendale, ma non certo in termini di allevamento intensivo per alcun tipo di animale".

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