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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Rossore / Via dell'Ippodromo

Ippodromo di San Rossore a rischio chiusura: in pericolo un migliaio di posti di lavoro

Dalla legge di stabilità in discussione in Parlamento 30 milioni di euro in meno, a livello nazionale, per finanziare il settore. La società che gestisce l'impianto di San Rossore: "A rischio mille posti di lavoro considerando l'indotto"

Un migliaio di posti di lavoro a rischio, calcolando operatori ed indotto, e il collasso di un settore che nel 2014 ha prodotto 10 milioni di euro di utili. Sarebbero queste le conseguenze sull'ippica pisana se venisse approvata, così com'è, la legge di stabilità attualmente in discussione in Parlamento. Legge che prevede, per il settore ippico, il taglio di quasi 30 milioni di euro di finanziamenti a livello nazionale: finanziamenti che passerebbero quindi dai 197 milioni di euro del 2015 a 170 milioni di euro per il 2016, con un taglio di circa il 15%. Questa mattina Alfea Spa, la società che gestisce l'ippodromo di San Rossore, e gli operatori della filiera ippica hanno lanciato il grido di allarme con una conferenza stampa in Comune a Pisa (altre si sono svolte in contemporanea in tutta Italia).

"Si propone - ha detto il presidente di Alfea Spa, Cosimo Bracci Torsi - ancora una volta il taglio delle risorse destinate agli ippodromi senza che contemporaneamente venga elaborata alcuna proposta di rilancio. Negli ultimi 5 anni i finanziamenti destinati al settore sono già stati dimezzati, passando dai 400 milioni di euro del 2011 ai 200 milioni del 2015: questa ulteriore 'sforbiciata' significherebbe la morte dell'intero comparto e l'estinzione della grande storia dell'ippica nazionale. Ma anche la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro. Solo a Pisa un migliaio di lavoratori, considerando anche l'indotto: come se da un giorno all'altro venissero chiuse due Saint Gobain".

Tagli che vengono giustificati con il calo della raccolta delle scommesse sulle corse dei cavalli. "Sostanzialmente - spiega il direttore di Alfea Spa, Emiliano Piccioni - il nostro settore si finanzia con gli introiti delle scommesse. Una parte di questi introiti, circa il 70%, viene riassegnata come premi, mentre il restante 30% viene suddiviso tra gli operatori, le agenzie di scommesse e lo Stato, che poi rifinanzia il settore in base al gettito generato dal gioco. Questo funzionava fino a 20 anni fa, poi il gioco è stato 'liberalizzato': ora ci sono le slot machine, i gratta e vinci e si può scommettere praticamente su ogni cosa. Da anni chiediamo una riforma che renda le scommesse ippiche concorrenziali rispetto ad altri giochi offerti dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ma le nostre richieste sono rimaste inascoltate. In ogni caso questo ulteriore taglio non sarebbe in linea con la riduzione delle entrate generate dalle scommesse".

Gli operatori dell'ippica lamentano anche l'assenza di un interlocutore credibile con il quale potersi confrontare. "Una volta - prosegue Piccioni - il settore era sotto la gestione dell'Unire, oggi invece dipende in parte dal Mistero dell'Economia e delle Finanze e in parte da quello per le Politiche Agricole e Forestali. In poche parole dipende, dal punto di vista economico, da un ente che non conosce per niente il nostro settore, e dall'altro da un ente che, oltre ad occuparsi di un sacco di altre cose, non ha grosse possibilità di spesa". Infine le richieste. "Chiediamo a tutte le istituzioni  - conclude Piccioni - compresa la Regione Toscana, proprietaria dell'ippodromo di San Rossore, di attivarsi affinchè vengano scongiurati questi tagli e si presenti finalmente un piano stategico per riformare e rilanciare il settore. In caso contrario gli ippodromi non saranno più in grado di garantire l'apertura degli impianti".

"Il Comune - afferma l'assessore comunale Ylenia Zambito - è vicino agli operatori. L''ippodromo di San Rossore è uno dei più virtuosi d'Italia e se dal Governo è stata individuata la necessità di operare questi tagli chiediamo almeno che non siano fatti in modo lineare ma tengano conto di una gestione che non ha avuto uguali nel resto del Paese".

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