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Cronaca

Rendiconto 2013, per la Corte dei Conti ci sono irregolarità: entrate confuse

La sezione regionale per la Toscana della Corte dei Conti ha emesso lo scorso 22 maggio una delibera dove chiede al Comune di correggere le previsioni del rendiconto 2013. Sbagliato il modo di valutare le entrate: non emergono eventuali deficit di cassa

Un metodo di calcolo delle entrate unitario che impedisce l'emergere di eventuali buchi di bilancio. Il rendiconto di gestione del 2013 prodotto dal Comune di Pisa non convince la sezione regionale della Corte dei Conti, che intima all'ente territoriale di correggere l'impostazione entro 60 giorni dalla data di deposito della pronuncia di accertamento, protocollata dal Comune in data 26 maggio 2015.

Nel merito, cioè se ci siano effettivamente risorse minori di quelle previste nelle casse comunali, la Corte non entra. Tuttavia è chiara la "grave irregolarità" contestata all'amministrazione: non sono qualificate in modo netto e separato le entrate a destinazione vincolata da quelle a generica destinazione di copertura delle spese di gestione. Il Comune, secondo la Corte, ha eccessivamente limitato questa distinzione prevista per legge. "L'ente – si legge nella delibera – in situazione di deficit di cassa di fatto finanzia le spese 'ordinarie' con risorse che viceversa sono destinate a specifici interventi, senza che questo fenomeno, pur consentito dal Testo Unico Enti Locali, abbia una evidenza contabile". In sostanza non si capisce l'effettiva portata economica del fenomeno.

Il meccanismo previsto dal Comune si basa, come ricostruito dalla Corte, sull'esclusione di talune tipologie di entrate dai vincoli di cassa e sulla generica destinazione al fondo spese in conto capitale nell'ambito del risultato di amministrazione. Tale previsione "non permette di definire l'ammontare complessivo delle entrate vincolate e l'eventuale loro impiego per il pagamento di spese correnti nel corso del 2013". Quindi per la Corte è irregolare: non si capisce se e quante spese sono state coperte con fondi destinati a voci specifiche, quindi causando buchi da altre parti o coprendone alcuni esistenti nelle spese ordinarie e non emersi grazie a questo meccanismo di confusione di entrate.

La disposizione della Corte si chiude con l'invito al Comune ad apportare le "adeguate misure correttive", anche al fine del "successivo esercizio dell'attività di controllo spettante a questa Sezione". Il termine è di 60 giorni dalla comunicazione del deposito dell'accertamento.

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