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Cronaca

Lezioni a distanza all'Università di Pisa fino al 2021: "Danno economico, il Rettore ci ripensi"

Confcommercio e Confesercenti chiedono al rettore Paolo Mancarella di organizzare diversamente la ripartenza delle attività didattiche

L'Università di Pisa, come annunciato dal rettore Mancarella, ha deciso di ridurre le attività 'in presenza' nelle aule pisane fino alla fine dell'anno, a titolo precauzionale per il post-emergenza Coronavirus. La decisione adesso trova il parere contrario delle associazioni di categoria, preoccupate per l'impatto negativo sull'economia locale, già in difficoltà.

"Chiediamo al Magnifico Rettore di ripensare la scelta di posticipare al 2021 tutte le lezioni in aula dell'università. Se così non fosse, gli effetti per l'economia pisana sarebbero ancora più disastrosi". Con queste parole la presidente di Confcommercio Pisa ha presentato la lettera che ha inviato proprio a Mancarella. "Nessuno contesta ovviamente le esigenze di sicurezza - spiega - e gli imprenditori, insieme a medici e personale sanitario, sono stati i primi ad esserne consapevoli e ad agire di conseguenza. Chi anticipando, rispetto ai provvedimenti del Governo, la chiusura delle attività non essenziali e chi, molti altri, e penso ai titolari e ai dipendenti delle attività alimentari, pur in piena emergenza, quando il virus circolava liberamente e i rischi erano altissimi, non si sono tirati indietro e hanno continuato a garantire i servizi essenziali. Adesso però l'università non può tirarsi indietro e fingere che il problema non esiste".

La numero uno di Confcommercio chiede che "siano valutati tutti gli aspetti, in termini di economia, occupazione, redditività. Parliamo di un giro di consumi generato dall'università di circa 200 milioni di euro, di cui oltre 50 in affitti, 30 milioni per generi alimentari, 8 milioni per bar, 5 milioni per librerie e così via. Come ha detto il presidente Ferruccio Resta della conferenza dei rettori, l'università è una comunità fatta di menti, di persone e di relazioni, e proprio a partire da queste fondamentali relazioni con il territorio pisano chiediamo che la decisione di rinviare tutto al 2021 vada radicalmente modificata".

"Nessuno pretende oggi la ripresa in blocco e immediata di tutte le attività didattiche - conclude - ma allo stesso tempo chiediamo al rettore un surplus di responsabilità verso una città e un territorio che all'università non hanno mai negato niente, in un quadro economico aggravato dal fatto che il turismo è totalmente azzerato. L'istituzione ai quali ci rivolgiamo è una eccellenza indiscussa, che fa della competenza e della ricerca i suoi punti di forza, e proprio per questo non dubitiamo che sapranno trovare i necessari accorgimenti per consentire una ripresa in aula di lezioni ed esami già dal prossimo autunno".

Stesse valutazioni sono quelle di Confesercenti, che con il presidente area pisana Luigi Micheletti, il responsabile Centro storico Francesco Mezzolla ed il presidente del sindacato pubblici esercizi Fipet, sottolinea come "la dichiarazione del ministro dell’Università Gaetano Manfredi che parla di ripresa della didattica in aula da settembre ci fa tirare un sospiro di sollievo. A questo punto attendiamo che anche il rettore dell’ateneo pisano modifichi il suo piano iniziale che prevedeva il ritorno degli studenti a gennaio".

"L’ateneo pisano ha tutte le carte in regola per organizzare una ripresa alla vita normale della sua didattica, facendo comunque convivere lezioni a distanza con quelle in presenza. Siamo convinti che il rettore ed il suo collegio accademico sapranno trovare le soluzioni migliori per la ripresa delle lezioni, magari allungando gli orari ed utilizzando più aule. L’anno accademico 2020-2021 potrebbe vedere un incremento di iscritti visto i provvedimenti del governo che prevede di esentare dalle tasse universitarie i redditi Isee fino a 20mila euro ed applicando sconti per la fascia dai 20mila ai 30mila. Pisa è sempre stata una università di altissimo livello ovviamente per la sua didattica ma anche per la possibilità di vivere in una città come la nostra. Questo valore aggiunto non va perduto".

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