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Cronaca

Luminara: ecco da dove vengono i tradizionali 'lumini'

In origine per il 'lampanino' si usavano acqua ed olio. La svolta ci fu nel 1999. A raccontare la storia è la cereria Graziani

"L'appuntamento con la Luminara di San Ranieri per noi è una vera è propria tradizione. Tutti conoscono bene i tipici lumini che caratterizzano l'evento, ma pochi forse ricorderanno come fossero in passato". La cereria Graziani, storica azienda livornese attiva fin dal 1805 (sede a Lorenzana - Pisa), ricostruisce il passato delle famose luci protagoniste della Luminara.

"In origine - spiega l'azienda - si utilizzava quello che era chiamato 'lampanino', un bicchiere di vetro soffiato sostenuto da un cerchietto di filo di ferro legato a sua volta al telaio di legno che tuttora viene chiamato 'biancheria'. All'interno del lampanino venivano versati acqua e olio in quantità tali da garantire una durata della fiamma di 3 ore circa. Sopra l'olio veniva infine disposto il lucignolo sorretto da leggerissima lamiera tenuta a galla da del sughero".

La tecnica conobbe degli aggiustamenti, fino ai giorni nostri: "Successivamente, per aumentare la durata della fiamma, il sistema a olio è stato sostituito inserendo nel bicchiere di vetro un candelotto che garantiva una durata maggiore. La vera e propria svolta è avvenuta nel dicembre 1999 quando, per celebrare il nuovo millennio, venne organizzata un'edizione straordinaria: l'unica luminara di Pisa al di fuori della festa del santo patrono. Da qui l'esigenza di contenitori che riparassero la fiamma da vento e pioggia.
I Graziani inventarono così dei contenitori in plastica con tappo che riparassero la fiamma dalle intemperie, ma al tempo stesso permettessero alla fiamma di avere la giusta quantità di ossigeno senza soffocarla".

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