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Cronaca

Allerta meteo: il 41% della popolazione ha paura: abbandono in massa di montagne e colline

Il grido d'allarme è lanciato da Coldiretti che ha ancora ben impressa nella memoria l'immagine degli eventi alluvionali di dieci giorni fa, quando ad essere colpite furono un migliaio di aziende agricole specializzate in grano e cereali

Il 41% dei residenti si sente minacciato da alluvioni e frane. Una fragilità emotiva frutto della continua emergenza maltempo che pende sopra le nostre teste ormai con incredibile frequenza, e che va di pari passo con l’effetto dell’abbandono delle aree marginali e della cementificazione che ha mutato profondamente il territorio e la sua stabilità. A dirlo è Coldiretti Pisa sulla base di un’analisi dei dati Istat dal 1990 secondo cui ad oggi sono spariti quasi 20mila ettari di superficie agricola (25mila campi da calcio!), con la presenza degli agricoltori che si è ridotta del 16%, in particolare nelle zone montane e collinari, quelle più difficili dove vivere, lavorare e produrre è una sfida quotidiana.

La metà dei terreni 'non coltivati' dagli agricoltori o peggio ancora abbandonati si trova infatti in quelle aree la cui presenza dell’uomo ha contribuito, nel corso dei secoli, alla generale stabilità di pendii, versanti, corsi d’acqua e superfici attraverso un metodico e giornaliero lavoro di mantenimento e presidio che correva a fianco dell’attività agricola. “E’ un chiaro segnale - spiega Coldiretti - di quanto sia importante la presenza dell’agricoltura nelle aree così dette svantaggiate dove la manutenzione unita alla presenza fisica degli agricoltori è un elemento imprescindibile di prevenzione e di difesa del territorio. Sono circa 8mila le imprese che hanno lasciato la montagna dagli anni '90 per mancanza di un’opportunità economica che nel tempo è venuta meno e per un ricambio generazionale che fortunatamente, in questi ultimi anni, sembra invece dare segnali di inversione positiva”. Anche la presenza degli ungulati, ormai fuori controllo evidente come certificato da più parti, certo non aiutano chi fa impresa a 'resistere' soprattutto in quelle zone dove l’ordine delle priorità quotidiane si è invertito.

La nuova allerta meteo ed il ricordo ancora vivo dell’ultimo evento alluvionale che ha danneggiato un migliaio di aziende agricole, in particolare quelle specializzate nella produzione di grano e cereali, e causato l’esondazione di torrenti e canali in tutto il territorio provinciale, devono essere un ulteriore stimolo a puntare su politiche di prevenzione. “Con i cambiamenti climatici - conclude Coldiretti - è sempre più urgente investire nella prevenzione per una regione con migliaia di cittadini che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate ad alto rischio in una provincia dove il 98% dei comuni è considerato a rischio idrogeologico”.

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