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Cronaca Centro Storico / Lungarno Leonardo Fibonacci

Caschi gialli in corteo sui lungarni: "La burocrazia ci strozza"

Grande partecipazione alla manifestazione promossa dalla CNA per sensibilizzare le Istituzioni sulla necessità di intervenire contro la crisi. Uno dei settori più colpiti è quello dell'edilizia. Anche esponenti politici in piazza

Un grande partecipazione, oltre le aspettative. Imprenditori e dipendenti hanno sfilato insieme sui lungarni di Pisa questa mattina. Erano in 1000, fanno sapere gli organizzatori, con 300 mezzi, per oltre 2,5 km di corteo. Quando la testa del corteo è giunta al termine del percorso, tornando al punto di partenza in Lungarno Fibonacci, la coda del corteo stava ancora attraversando il Ponte Solferino, quasi 3 chilometri più indietro. E con il traffico cittadino in tilt a partire dalle 8,30 in molti hanno lasciato i mezzi in periferia per aggregarsi a piedi alla manifestazione.

Slogan striscioni, caschi gialli e fischietti per chiedere lavoro vero e non lavoro nero, per chiedere di poter competere alla pari con i paesi avanzati con una pubblica amministrazione che funziona, che decide, che mette in condizione le imprese di lavorare e non di arretrare sempre di più. I toni più accesi vengono dal mondo delle costruzioni che è il più colpito dalla crisi ed anche il più rappresentato. Pacificamente, ma con grinta e determinazione. E’ il segnale che la misura è colma e che, come ha proclamato dal palco finale Andrea Zavanella, presidente CNA Pisa, promotrice dell'iniziativa, “dopo di noi ci sono i forconi. Noi siamo un baluardo di rappresentanza democratica, chiediamo il dialogo e il confronto con le istituzioni. A questo punto ci devono ascoltare. Non è solo un problema nostro, è un problema della nostra comunità”.

Impressionante il colpo d’occhio dei lungarni pisani intorno alle 11 con ruspe, benne, camion, furgoni, betoniere, autoarticolati, camioncini ed anche bus e taxi, artigiani anche loro. Molti cittadini e turisti incuriositi dall’insolito spettacolo fotografavano e postavano sui social network le immagini del corteo, mentre altri protestavano per gli inevitabili disagi al traffico, per i quali la CNA si è ripetutamente scusata sia il giorno precedente che in vari momenti e interviste.   

"Diamo una scossa": i caschi gialli scendono in piazza

Sul palco finale a partire dalle 12 hanno parlato nell’ordine Andrea Di Benedetto, vice presidente nazionale CNA, Barbara Vannini, presidente CNA Costruzioni Pisa, Marco Ammannati, presidente CNA Impianti Pisa, Michele Spagnoli, presidente CNA area pisana, Matteo Giusti, vicepresidente CNA provinciale di Pisa, Luca Poletti, presidente CNA Lucca, Paolo Bedini, presidente CNA Massa Carrara, Sandro Ciulli, presidente CNA Pensionati Pisa, Simone Campani, libero artigiano impiantista che sul palco si è commosso: “Non so parlare ma in questa protesta ci credo, come tutti quelli che sono venuti stamani: ci devono ascoltare, qualcosa deve cambiare, la burocrazia ci strozza”. Per ultimo a chiudere la mattinata di protesta il presidente provinciale CNA Pisa Andrea Zavanella: “Non ci fermeremo, ci siamo messi in moto con coraggio, forse anche tardivamente e questa è di sicuro la prima manifestazione del genere a Pisa, la prima in Italia dopo quella del 18 febbraio. E se non cambiano le cose non sarà l’ultima. Credo che abbiamo dato il buon esempio”.

In piazza a segnalare che comunque l’attenzione per i temi sollevati c’è, alcuni esponenti della poltica e delle Istituzioni: l’assessore alle attività produttive del Comune di Pisa David Gay; Graziano Turini, assessore provinciale allo sviluppo economico, il segretario provinciale del Pd Francesco Nocchi, Carlo Raffaelli di Fermare il declino. "Dai settori in difficoltà arriva una forte richiesta per una radicale riforma della pubblica amministrazione che favorisca le imprese e la ripresa quando si presenterà - ha sottolineato l'assessore Gay - cosa sta facendo il Comune? Cerca di semplificare, portare investimenti sul territorio, come fatto con i Piuss, e di tenere un bilancio sano così da poter rimanere in regola con i pagamenti. E fare pressioni istituzionale perché cambi la politica economica e si allenti il patto di stabilità".

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