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Misericordia: 10 milioni di euro di debiti, 70 posti di lavoro a rischio

Una situazione difficilissima per la Confraternita pisana che sta pagando delle operazioni finanziarie non andate a buon fine: troppo alto il costo della nuova sede, mentre il centro medico non ha riscosso successo

Un momento nero, anzi nerissimo per la Misericordia di Pisa che sta vivendo la situazione più drammatica dei suoi 700 anni di storia. Circa dieci milioni di euro di debiti, 70 posti di lavoro a rischio e il "magistrato", una sorta di consiglio di amministrazione, decapitato. Infatti l'ormai ex governatore Antonio Strambi, rimasto in carica meno di 5 mesi, si è dimesso nei giorni scorsi e con lui altri "residenti magistrali" hanno lasciato dopo avere preso consapevolezza che, per procedere alla riorganizzazione, occorrono competenze professionali adeguate. L' estrema operazione di salvataggio vorrebbe coinvolgere anche la Confederazione nazionale delle Misericordie d'Italia.

"Non è una fuga - ha sottolineato Strambi - ma un atto di responsabilità per agevolare la ristrutturazione del debito e l'uscita dalla crisi, soprattutto a tutela dei lavoratori. E per questo servono persone con adeguate competenze professionali". Le ragioni della crisi affondano le radici negli anni passati, quando la Misericordia di Pisa ha messo in cantiere una serie di operazioni finanziarie non andate a buon fine. "La nuova sede - ha spiegato Strambi - é costata assai di più di quanto è stato ricavato dalla vendita di quella vecchia, così come poco felice è stata la scelta di costituire un centro medico che non ha incontrato la risposta dell'utenza che si era preventivata. Una serie di errori - aggiunge Strambi - ai quali ora è ineludibile porre rimedio. Quindi è necessario lavorare per una cornice di salvataggio che permetta di offrire nuove garanzie alle banche, riducendo contestualmente e progressivamente il numero dei dipendenti e ripristinando la caratterizzazione volontaristica della Confraternita". Da qui il rischio licenziamenti: "Non è l'unica strada - conclude Strambi - perché esistono ammortizzatori sociali e altri strumenti per intervenire sulla riduzione dei costi, anche attraverso la riduzione dell'orario di lavoro. Occorre individuare un percorso serio insieme ai sindacati". (fonte Ansa)

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