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Misericordia ancora nel caos: "Senza la Curia arriveranno le banche"

Sono i delegati e lavoratori indipendenti a denunciare la situazione presente all'interno dell'Arciconfraternita dopo che il commissario straordinario aveva convocato una nuova assemblea per l'approvazione dello statuto

A spada tratta contro il commissario straordinario della Misericordia di Pisa Gabriele Brunini (il cui mandato è scaduto ieri, 30 settembre) e il presidente delle Misericordie toscane Alberto Corsinovi. Con una nota i delegati e lavoratori indipendenti di Pisa condannano quanto avrebbero detto i due rappresentanti del'Arciconfraternita, dopo la bocciatura del nuovo statuto nel corso dell'assemblea dello scorso 20 settembre.

"Nonostante il voto contrario, a metà ottobre sarà convocata una nuova assemblea dei volontari ai quali vorranno 'imporre' l'approvazione del nuovo statuto - affermano i delegati e lavoratori indipendenti in una nota - Corsinovi avrebbe detto che proprio i volontari, con il loro voto contrario, saranno i responsabili della chiusura della Misericordia di Pisa, Brunini ha parlato di voto scellerato sulle pagine FB. Una affermazione, quella del presidente delle Misericordie, che se confermata, sarebbe di inaudita gravità per vari motivi, perchè il debito di milioni di euro ha ben altre responsabilità e le figure
dirigenziali nel tempo sono state di nomina della Misericordia e dell'arcivescovo".

"Corsinovi dimentica che prima dei licenziamenti di 3 anni fa, le associazioni di volontariato (Pubblica Assistenza, Croce Rossa e Misericordia stessa) non vollero, ai tavoli della Società della Salute, assorbire il personale impiegato nel trasporto sociale e sanitario, assorbirono i servizi ma non i lavoratori - proseguono - il terzo settore si comportò allora in perfetto stile Marchionne, nessuna clausola di salvaguardia dei lavoratori e da lì a poco
arrivarono i licenziamenti. E, con la esclusione dei Cobas, allora nessun sindacato volle opporsi e denunciare questa decisione avallata anche dai vertici della Sds che avrebbero dovuto mettere a gara i servizi inserendo la clausola sociale a tutela dei lavoratori".

Poi i delegati e lavoratori indipendenti ripercorrono la vicenda e le problematiche legate al nuovo statuto: "Ad oggi tre componenti del Magistrato (l'organo direzionale della Misericordia) sono di nomina arcivescovile - affermano - con il nuovo statuto invece l'arcivescovo si limiterà solo a nominare un 'correttore' spirituale, una figura simbolica senza potere decisionale. E' evidente che escludendo l'arcivescovo, la Curia Pisana si laverebbe le mani del debito il cui ammontare di milioni di euro non è stato abbattuto in questi tre anni contrariamente all'impegno assunto dai vertici dell'associazione.
La responsabilità di questa situazione è sotto gli occhi di tutti, di chi ha progressivamente smantellato tutte le attività che portavano introiti, annunciando ogni mese la vendita dell'immobile quando mai è stata aperta una vera trattativa, sono stati cancellati perfino i pochi affitti a soggetti privati".

"Con l'uscita di scena dell'arcivescovo arriveranno di sicuro le banche a pretendere il pagamento del cospicuo debito e a quel punto non resterà che licenziare i 22 dipendenti rimasti - proseguono - magari salvando il cimitero e il funebre e, in nome della salvaguardia del business, creare una cooperativa, una delle tante che ormai esistono per la gestione delle attività delle Misericordie. Continuare a sostenere che il nuovo statuto decreterà il rilancio della Misericordia è insensato perchè resterebbe il buco finanziario superiore ai 10 milioni di euro e senza la Curia il fallimento sarebbe inevitabile".

Da qui la richiesta di una mobilitazione anche da parte delle autorità cittadine: "Il prefetto e il sindaco non possono stare a guardare".

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