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Cronaca

Emergenza Coronavirus, ludoteche e nidi privati della provincia a rischio chiusura

Silvia Pulvirenti, titolare della ludoteca Staff del divertimento di Fornacette ci accompagna nel viaggio attraverso la crisi di questo settore: "Circa 200 strutture in Toscana dimenticate dalle istituzioni"

La crisi scatenata dal coronavirus, con i suoi annessi e connessi, continua a colpire duro. Negli affetti, distanziati e vincolati alle pareti domestiche; nelle abitudini quotidiane, messe in pausa per ancora molto tempo; nel lavoro e nell’economia, messa in ginocchio dal blocco delle attività non essenziali. L’emergenza sanitaria ben presto si è trasformata in crisi finanziaria e, di conseguenza, anche lavorativa per tutte quelle persone non impiegate nella filiera agroalimentare e negli altri (pochi) esercizi commerciali rimasti aperti da inizio marzo. Uno dei settori che fin dagli esordi del contagio ha accusato il colpo è quello educativo: strutture pubbliche e private dedicate alla formazione e all’assistenza dell’infanzia e dell’adolescenza hanno chiuso i battenti con l’incognita della riapertura.

"Onestamente, prima di settembre ritengo sia impossibile tornare nelle nostre strutture. Credo sia una misura giusta, in linea con l’emergenza che stiamo vivendo. Preso atto che tutti siamo d’accordo su questa certezza, ci aspettiamo che le istituzioni facciano qualcosa di concreto per sostenerci". Chi parla è Silvia Pulvirenti, titolare e responsabile della ludoteca Staff del divertimento di Fornacette, una struttura privata che offre il servizio di doposcuola per bambini di molte fasce d’età: dalla prima infanzia fino all’adolescenza. Nella struttura viene garantito anche il servizio di assistenza a ragazze e ragazzi con problemi di salute: "Ho sei dipendenti e numerose collaborazioni esterne con psicologi e altri esperti. Ci siamo ritrovati all’improvviso senza alcuna tutela da parte dello Stato". Silvia si fa portatrice dell’allarme lanciato qualche giorno fa dal comitato EduChiAmo, che a livello nazionale raccoglie tutte le strutture di educazione e assistenza private, come la ludoteca di Fornacette.

In Toscana ci sono circa 200 strutture private, che danno lavoro a più di 800 persone e ospitano oltre 4600 bambini e ragazzi. "Un mondo che nei vari decreti emanati dal governo dall’inizio della crisi è stato dimenticato – spiega Silvia con amarezza – l’unica misura che ci è stata garantita è il bonus da 600 euro, che come il resto dei professionisti in tutto il paese non abbiamo ancora percepito". La titolare della ludoteca sottolinea che il problema più grave è "la mancanza di liquidità per fare fronte al pagamento degli affitti e delle utenze: questi costi non sono stati cancellati né rimandati. Ci troviamo a dover spendere senza percepire alcun introito". Silvia Pulvirenti spiega che molte strutture private potrebbero, nel breve periodo, trovarsi nella condizione di dover disdire alcuni fondi acquisiti in affitto e rivedere anche l’organico del personale: "Molti genitori dei bambini che quotidianamente accogliamo nella ludoteca ci hanno garantito il loro pieno sostegno in questo momento. E’ una dimostrazione di affetto che mi ha sorpreso".

Alcune famiglie hanno anche inviato una richiesta formale al sindaco di Calcinaia, Cristiano Alderigi, e alla sua giunta, chiedendo che "una particolare attenzione a questa problematica, vista la nostra situazione economica molto provata da questo terribile nemico chiamato covid-19 e vista la nostra esigenza di avere strutture extrascolastiche attive nel momento in cui tutto tornerà alla normalità, e il nostro paese a fatica cercherà di ripartire". Silvia Pulvirenti aggiunge che "nei mesi che ci separano da settembre, quando verosimilmente le scuole e le strutture che rientrano nella sfera educativo-assistenziale riapriranno, occorre realizzare una coordinazione per le misure igienico-sanitario da mettere in campo e per la liquidità da distribuire". "In questa assegnazione devono rientrare sia le strutture pubbliche che quelle private – continua Silvia – siamo consapevoli di costituire un punto di riferimento cruciale per le famiglie. Lo Stato deve riconoscere il valore sociale e educativo del pubblico e del privato: senza un sostegno concreto, molte strutture corrono il serio pericolo di non riaprire più".

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