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Cronaca

Archivio di Stato: "La croce medievale per la Luminara è una forzatura"

Secondo la direzione dell'ente ci sono evidenti storture storiche nell'allestimento della città alla Luminare da parte dell'amministrazione

L'oggetto del contendere fra la direzione dell'Archivio di Stato di Pisa e l'amministrazione comunale è l'inflazione di croci medievali a cui la città è sottoposta ogni anno in corrispondenza della ricorrenza della Luminara. Una presenza, secondo Massimo Sanacore, direttore dell'Archivio, irrispettosa sia della storia di Pisa, sia del metodo storico fondato proprio da un suo illustre cittadino: Francesco Bonaini.

UNA 'MANIA' GIA' CONDANNATA. Non utilizza giri di parole Sanacore nel comunicato diffuso a nome dell'Archivio di Stato: quella della croce medievale, simbolo del periodo della Repubblica Marinara, sta diventando una vera e propria 'mania' per l'amministrazione cittadina. Tanto da farle perdere di vista la corretta valorizzazione di ogni palazzo nel corso della serata più suggestiva di tutto l'anno: la Luminara. Secondo l'Archivio "non vi è alcuna ragione storica" di inserire questo simbolo ovunque. "Non è peraltro il primo 'infortunio' storico del Comune di Pisa - si legge nel comunicato - già qualche anno fa il professor Settis e gli storici della Scuola Normale bloccarono l'idea di disegnare la croce comunale in piazza dei Cavalieri, storica piazza del cinquecentesco Ordine di Santo Stefano, che aveva già nel vessillo una sua croce che lo identificava fra i moderni combattenti della cristianità".

L'errore dell'amministrazione, per Sanacore, risiede nel fatto di aver applicato la croce medievale, senza la dovuta autorizzazione, sopra la croce sabauda che caratterizza il palazzo di Logge dei Banchi, sede dell'Archivio di Stato. "Un addobbo luminoso che riprendeva la croce sabauda sarebbe stato sul piano scenografico altrettanto valido, e non sarebbe stato uno spregio storico al palazzo che nel 1860 fu individuato da Francesco Bonaini come sede dell'Archivio di Stato". Secondo il direttore l'errore del Comune di Pisa è ancora più grave se si pensa che fu proprio Bonaini a fondare il 'metodo del rispetto storico' in archivistica, adottato poi anche in architettura e nella ricostruzione storica in generale.

"Il Comune dovrebbe rispettare e non 'cancellare' la storia di quel palazzo che, costruito all'inizio del Seicento (quindi ben dopo l'età medioevale), ebbe una facciata classica, poi barocca nel Settecento e, infine, quella neoclassica del 1861-64, contrassegnata dallo stemma della nuova dinastia regnante".

TANTE STORIE, NON UNA SOLA. Secondo il direttore Sanacore lo sbaglio dell'amministrazione sta principalmente nel ricollegare Pisa soltanto ad una parte del suo trascorso storico, tralasciando i molti altri sviluppi a cui la città è andata incontro in epoca rinascimentale prima, e nel periodo moderno poi. Pisa, secondo l'Archivio di Stato, ha molte storie, e non un'unica narrazione istituzionale da riproporre senza sosta, perché "non si è fermata ai lontani anni della Repubblica ma ha avuto un decoroso sviluppo nei secoli successivi, che sono poi quelli che oggi identificano la città (sui lungarni, la sola chiesetta della Spina è medioevale, tutto il resto è dei secoli moderni)".

Il comunicato dell'Archivio si conclude con un'apertura all'amministrazione ed un augurio: "L'Archivio di Stato è sempre disponibile ad assistere chi si cimenta nella difficile opera di ricostruzione storica, e si augura inoltre che il Comune non collochi più antistoriche croci sulle facciate delle sue moderni sedi".

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