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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Crolla il prezzo del grano: "Nel pisano persi milioni di euro, aziende in pericolo"

Un centinaio di produttori della provincia hanno protestato, insieme ai 'colleghi' nazionali, di fronte al Ministero per le Politiche agricole. Coldiretti: "Necessario accorciare la filiera e coinvolgere i panificatori locali"

Circa un centinaio di produttori di grano della provincia di Pisa, insieme a migliaia di 'colleghi' da tutta Italia, hanno manifestato oggi, mercoledì 20 luglio, di fronte al Ministero delle Politiche agricole a Roma per chiedere soluzioni in merito alla caduta del prezzo di acquisto del grano.

"Il crollo del prezzo del 42% rispetto allo scorso anno - spiega Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Pisa - è costato nel 2016 agli agricoltori della provincia pisana milioni di euro, mettendo a rischio la sopravvivenza delle 1.400 aziende produttrici che stanno lavorando con compensi al di sotto dei costi di produzione. Lo scorso anno il prezzo del grano al chilo aveva toccato i 32 centesimi, oggi la stessa quantità viene pagata appena 18 centesimi. Ma sono andate giù anche le quotazioni del grano tenero (con cui si fa il pane), che hanno perso il 18% e viaggia sui 0,16 euro".

Troppo pochi secondo la Coldiretti pisana. La provincia di Pisa è la terza, in Toscana, dietro Siena e Grosseto, per terreno destinato a grano con 25mila ettari di cui 2mila destinati a biologico. "La battaglia del grano è strategica per la nostra terra, per il nostro paesaggio e per le nostre famiglie. La cerealicoltura, in particolare il frumento, è uno dei tre principali settori insieme all’olio e al vino dell’economia agricola pisana che oggi, come non mai, è a rischio. Il prezzo del grano che viene pagato oggi agli agricoltori ci riporta indietro di 30 anni. Da pochi centesimi al chilo concessi agli agricoltori dipende la sopravvivenza della filiera più rappresentativa del Made in Italy mentre dal grano alla pasta i prezzi aumentano di circa del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%. E’ indispensabile accorciare la filiera, stringere accordi con i panificatori locali per valorizzare le nostre farine. Il consumatore è il nostro grande alleato".

E proprio su questa linea si è mosso il progetto di informazione e divulgazione 'Pillole informative sui prodotti agroalimentari' promosso da Coldiretti e la Camera di Commercio di Pisa, in collaborazione con Toscana Biologica e Slow Food Monte Pisano, per sostenere l’utilizzo delle antiche varietà di grano locali e biologici come il verna, il tumminia, il saragolla, il gentil rosso, che non sono rimaneggiate geneticamente dall’uomo, sono più leggeri e digeribili ed evitano lo sviluppo di intolleranze. Un altro esempio di 'perfetta filiera', secondo la Coldiretti, sarebbe quello della pasta dei coltivatori pisani che coinvolge agricoltura ed artigiani. La pasta è in vendita nella rete di Campagna Amica.

"Continueremo a lavorare in sinergia con il Consorzio Agrario di Pisa - spiega ancora Filippi - per rendere più efficiente e diretta la filiera ma anche per proporre contratti per forniture di grani e farine locali ai protagonisti della filiera. La rivoluzione deve ripartire dal basso e dai consumatori che sono la chiave del successo del Made in Italy a tavola".

A pesare sono le importazioni in chiave speculativa che, accusa la Coldiretti, si concentrano nel periodo a ridosso della raccolta e che influenzano i prezzi delle materie prime nazionali anche attraverso un mercato non sempre trasparente. Il risultato è che è fatto con grano straniero più di un pacco di pasta su tre e circa la metà del pane in vendita in Italia ma i consumatori non lo possono sapere, perché non è ancora obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Analogamente a quanto fatto per i prodotti lattiero caseari la Coldiretti chiede che venga introdotto l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato nell’etichetta della pasta e dei prodotti da forno, dando le corrette informazioni al consumatore e valorizzando le distintività dei cereali italiani.

"E’ necessario combattere - conclude Aniello Ascolese, Direttore Coldiretti Pisa - una situazione insostenibile provocata dall’aumento delle importazioni soprattutto da Paesi extracomunitari mentre i raccolti nazionali vengono lasciati nei magazzini per effetto di manovre speculative che provocano la 'desertificazione' di milioni di ettari di terreno, mettendo a rischio il futuro della filiera dei prodotti più rappresentativi del Made in Italy nel mondo come la pasta ed il pane".

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