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Cronaca Volterra

Volterra, punto nascita chiuso, Srebot risponde al sindaco: "Ripetiamo ancora il perchè"

Dopo le affermazioni del primo cittadino Buselli, che aveva chiesto la riapertura, l'Asl 5 interviene spiegando ancora una volta le motivazioni della decisione: troppo poche le donne che sceglievano Volterra

E' ancora polemica (come spesso è avvenuto negli ultimi mesi per la riorganizzazione della sanità volterrana) tra il sindaco Marco Buselli e i vertici dell'Asl 5 di Pisa, dopo le ultime dichiarazioni del primo cittadino che aveva chiesto a gran voce la riapertura del Punto Nascita di Volterra per evitare situazioni tragiche. Buselli aveva infatti portato l'esempio di una mamma di Domodossola che era stata costretta a percorrere chilometri ed arrivare ad Alessandria per far nascere i suoi gemelli. Un parto però finito in tragedia, con la morte della bambina e con il fratellino in gravi condizioni. Ma l'Asl 5 chiarisce una volta per tutte la situazione con il dottor Massimo Srebot, appellandosi ai bassi numeri di donne che sceglievano Volterra per dare alla luce i propri figli.

“Come direttore della ginecologia della ASL 5 - afferma Srebot - ho ricevuto l’incarico, nel 2008, da parte dell’Azienda e della Regione Toscana per realizzare un progetto che permettesse alle donne dell’Alta Val di Cecina di partorire, in condizione fisiologiche, nella struttura di Volterra. In questo progetto mi sono impegnato al massimo, andando anche oltre lo specifico mandato e in piena responsabilità, con un’ottima soddisfazione professionale e con risultati qualitativi di buon livello. Purtroppo, le donne dell’Alta Val di Cecina non hanno aderito al progetto, infatti la maggior parte di queste hanno scelto di partorire in altre sede, mentre sono venute a partorire a Volterra donne residenti altrove. Nonostante l’impegno di tutto il personale, nel triennio di attuazione del progetto, non vi è stato alcun aumento dell’adesione e, logicamente, ciò non ha permesso la sua continuazione visti i bassi numeri".

"Comunque - continua Massimo Srebot - l’episodio preso a pretesto dal sindaco, non ha nulla a che vedere con la presenza di un punto nascita al di sotto dei 100 parti, perché un caso come quello di Domodossola deve essere assistito in una struttura di 3° livello (Siena, Firenze, Pisa) e sarebbe ben più rischioso gestirlo in una struttura diversa. Mi rammarico che per ragioni lontane dalla tutela della salute della cittadinanza si vogliano fomentare polemiche sul punto nascita anziché sostenere altre iniziative come l’attività consultoriale, la prevenzione, il consultorio giovani, il progetto sostegno allo sviluppo della propria identità sessuale nel rispetto reciproco, cardine della prevenzione alla violenza di genere e all’omofobia”.

“La chiusura del punto nascita - afferma il direttore generale dell'Asl 5, Rocco Damone - come ha ben chiarito il dott. Srebot, dopo un forte impegno per tentare di rilanciare il parto fisiologico in Alta Val di Cecina, è stato dettato dalla necessità di garantire il massimo livello di sicurezza nell’atto della nascita, che in un’organizzazione sanitaria moderna si basa su diversi livelli di qualificazione che oggi non possono prescindere dai numeri dell’utenza. Comunque, in Alta Val di Cecina, per garantire la sicurezza sono stati messi a regime tutti gli accorgimenti per un rapido accesso alle strutture idonee ad assicurare il benessere reale della madre e del bambino al di là del Comune di nascita”.

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