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Cronaca

Voli sopra la città: raccolte oltre 1500 firme per chiedere la fine dell'inquinamento acustico

Il coordinamento di cittadini attivo dal luglio 2017 chiede che i decolli vengano fatti verso il mare: "Danneggiata la salute di 15mila abitanti, in particolare dei bambini"

Sviluppo sostenibile per l'aeroporto di Pisa. E' questo il concetto sui cui ruota la richiesta di oltre 1500 residenti di Pisa e San Giuliano Terme di far cessare i sorvoli sulla città degli aerei che decollano dal Galilei. L'inquinamento acustico che deriva dai velivoli in transito non causa infatti solo fastidio, ma vere e proprie problematiche di salute, come afferma l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Per questo il coordinamento di cittadini 'No aerei sulla città' ha raccolto da fine dicembre, in un mese e mezzo circa, 1559 firme che ha consegnato ieri 14 febbraio in Comune.

La petizione è rivolta ai sindaci dei due comuni più interessati, Pisa e San Giuliano Terme, in quanto "garanti della salute dei cittadini", e all'Enac. Per conoscenza è stata girata anche ai vari soggetti coinvolti, dall'Arpat che monìtora i decibel, alla diretta interessata della gestione Toscana Aeroporti. E' la seconda iniziativa di questo genere del gruppo di cittadini: la loro attività partì proprio da una prima raccolta firme nel luglio 2017; stesse richieste, rivolte in quel caso alla Commissione Aeroportuale che si svolse in ottobre (raccolte 507 firme in due settimane). Proprio l'attenzione sul fenomeno ha portato al succesivo varo, per l'estate 2018, di una nuova procedura di decollo, sempre verso la città, che avrebbe dovuto far passare gli aerei ad una distanza maggiore da terra.

La situazione non migliora: le testimonianze

Gli abitanti non hanno avvertito alcun beneficio, anzi mettono in dubbio l'efficacia dell'intera misura. A ripercorrere gli ultimi aggiornamenti della vicenda è il referente del gruppo Domenico Santucci, ex pilota di aviazione generale: "Il 23 maggio scorso la Commissione Aeroportuale stabilì due provvedimenti. Uno era il passaggio a 1.600 piedi dalla centralina di rilevamento del rumore a terra, posizionata all'asilo in via Monte Bianco. Non è cambiato niente rispetto a prima, ed in più, seppure sarebbero previste in astratto delle sanzioni per questo, esse non sono applicabili, perché la strumentazione che dovrebbe rilevare le quote degli aerei non è certificata". In sostanza c'è la regola, ma non il sistema per farla rispettare. L'altro provvedimento sui sorvoli riguardava invece la fascia oraria serale: "La Commissione - dice ancora Domenico - aveva stabilito che dalle 22 alle 23 ci fosse l'obbligo di decollo verso il mare, in assenza di traffico in arrivo. Anche questo non è mai stato attuato". 

"Vivo in via San Martino - racconta Maria Angela Vigotti, epidemiologa del Cnr in pensione - quando passano gli aerei non si riesce a parlare al telefono. Gli insegnati delle scuole nei quartieri interessati devono interrompere le lezioni a causa del rumore dei voli di passaggio. Tenere le finestre aperte è impossibile". "Ho una bimba di 4 anni - incalza Giovanni Losurdo - la mattina alle 6.30 si sveglia spaventata perché sente il rumore degli aerei. Ma a parte la mia esperienza, è acclarato da molti studi che l'inquinamento acustico sia dannoso, come dicono le linee guida dell'Oms".

Limiti di rumore superati: l'allerta dell'OMS e i dati Arpat

Nel 2018 l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha varato le 'Environmental noise guidelines for the European Region', basate su una raccolta di studi e pratiche che trattano, fra l'altro, il rumore degli aeroporti. Nelle sue valutazioni delle ricerche l'OMS riconosce la realistica possibilità che, all'aumentare del rumore aereo, ci sia una maggiore rilevanza di casi di disturbi del sonno e di ritardo nell'apprendimento nei bambini. Rileva poi come ci siano studi in corso per l'incidenza su ipertensione ed altre patologie cardiovascolari. Il risultato è che come raccomandazione fissa il limite di rumore 'sicuro' i 45 decibel, che diventano 40 nel caso di esposizione notturna. 

L'Arpat evidenza livelli ben maggiori raggiunti in una sua relazione 2017, recante 'Verifica della funzionalità del sistema di monitoraggio dell'aeroporto di Pisa e monitoraggio del rumore aeroportuale'. Nel periodo 21-31 luglio 2017 ha infatti monitorato il rumore presso la centralina 'Asilo via Monte Bianco', con valori medi sempre superiori ai 60 decibel (in media sui 61, con un picco di 65,4). Il Decreto Ministeriale del 31 ottobre 1997 prevede per le zone esterne all'area aeroportuale il limite di 60 (zona A 65, zona B 75, zona C >75). 

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Voli verso il mare, si può: richieste e proposte

Oltre alla fine dei sorvoli sulla città (salvo casi di necessità per le condizioni meteo), nella petizione si chiede che "siano resi disponibili tutti i dati relativi al traffico aereo civile, alle quote di sorvolo e all'intensità del rumore prodotto", e che "sia pubblicato il 'Piano di contenimento del rumore', che Toscana Aeroporti avrebbe dovuto presentare nel 2015 e che non ha mai fatto, in modo che i cittadini possano avere visione chiara sulle azioni che saranno intraprese".

Le possibilità per decollare verso il mare ci sono. "Proponiamo due soluzioni - spiega Domenico - una è rivedere gli slot delle tratte aeree, cioè gli archi di tempo in cui sono organizzati partenze e arrivi. Oppure creare i cosiddetti 'circuiti di attesa', cioè zone aree dove i velivoli stazionano volando in circolo in attesa di poter atterrare, mentre sempre verso il mare partono i voli. Quest'ultima pratica è ben conosciuta, tanto che è già stata usata anche a Pisa dal 31 maggio al 4 giugno 2018, quando parte della pista era chiusa per lavori. In quei giorni dal 60-70% di decolli verso la città si è passati al 15%". "Spetta a Toscana Aeroporti trovare una soluzione - ha concluso Giovanni - noi ci siamo posti con atteggiamento di dialogo, ma speriamo che si attivino molto presto delle misure incisive".

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