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Cronaca Porta a Mare

Referendum moschea: dopo il sì al quesito è polemica

La politica pisana apre il dibattito dopo il via libera alla raccolta firme per promuovere la votazione sul luogo di culto previsto a Porta a Lucca

Riformulato più volte, il quesito per il referendum sulla moschea a Porta a Lucca è stato approvato dal comitato dei garanti. Si tratta di modificare una previsione di natura urbanistica, che cambia la destinazione dell'area da 'edifici per il culto' a 'verde pubblico'. Tuttabia nella proposta del Comitato #NoMoschea presieduto dall'esponente di Forza Italia Luca Cuccu non può non vedersi una contrapposizione 'moschea sì-moschea no'. La politica pisana si schiera.

Ciccio Auletta, 'Una Città in Comune-Rifondazione Comunista': "Il referendum proposto da Forza Italia promuove un messaggio di intolleranza, demonizzazione e odio verso le diversità che non appartiene in alcun modo alla nostra cultura. Nostro interesse, da laici e democratici, è piuttosto difendere il pluralismo, il dialogo, la fiducia reciproca e il rispetto di ogni credo. La nostra Carta Costituzionale su questo argomento è chiara: la libertà di professare il proprio culto è insindacabile e non può essere oggetto di una votazione che ha come proprio oggetto la limitazione della libertà altrui. Il presupposto su cui si basa il referendum parte da un'equiparazione barbara ed inaccettabile tra Islam e terrorismo, per cui la presenza di una moschea è una minaccia verso la 'nostra' comunità".

Il consigliere comunale Pd Francesco Pierotti: "Su questa vicenda della moschea si sono volute alimentare fin dall'inizio le peggiori paure. Vedo invece in questa volontà della comunità islamica una richiesta civile. Detto questo, ritengo anche che l'ammissione del quesito proposto dal comitato contro la moschea permetta oggi a Pisa di esprimersi in modo chiaro su una questione importante ed il mio personale auspicio è che vinca l'idea più coraggiosa, quella che non vede in una moschea un pericolo ma un'occasione di arricchimento e di dialogo".

"Io sono sempre d'accordo - scrive il consigliere Odorico Di Stefano de I Riformisti - con l'istituto del referendum. Questo sulle moschee stimola la discussione e aiuta a chiarire le idee".

Elisabetta Giraudo di Sel: "Grande attenzione è stata correttamente posta a base delle proprie valutazioni da parte del comitato dei garanti, anche al principio di non discriminazione. L'argomento è delicato e necessita di molta cautela".

Elisabetta Zuccaro, capogruppo del M5S: "Prendiamo atto che dopo due bocciature del comitato dei garanti è stato dato il via ad un quesito che non pone in discussione il diritto in sé a costruire un edificio di culto, ma la possibilità di una destinazione alternativa di quei terreni a verde pubblico. Infatti, nell'ordinamento italiano il diritto di disporre di edifici di culto discende direttamente dall’art. 19 della Costituzione e gli Enti territoriali devono prevedere nei propri strumenti urbanistici aree destinate alla costruzione di edifici di culto quali opere di urbanizzazione secondaria in base alla legge (10/1997). Ma il cuore della questione sarà necessariamente semplificato e ricondotto all'interrogativo se vogliamo o no la moschea".

"Il Movimento 5 Stelle - prosegue - è favorevole a tutte le forme di democrazia diretta e sicuramente allo strumento del referendum consultivo, ma è importante che sia fatta una informazione corretta e approfondita ai cittadini e che un ampio dibattito pubblico eviti strumentalizzazioni e semplificazioni del tipo 'moschea si o moschea no' senza tener conto delle tutele legislative e costituzionali in vigore. Perché in quel caso il rischio sarebbe di piegare uno strumento virtuoso e potente come il referendum, a manipolazioni populistiche che fanno regredire il processo democratico invece di favorirne il progresso. Nel merito, poi, ci sembra che la garanzia dei luoghi di culto, oltre a essere un diritto costituzionale, a prescindere da qualsiasi forma di intesa tra l'Islam lo Stato Italiano, come invece opposto dal comitato promotore, possa rappresentare un argine al rischio terroristico, promuovendo la cultura della tolleranza e dell'integrazione e agevolando, al tempo stesso, le funzioni di ordine pubblico".

"Il quesito – scrive la consigliera Veronica Fichi del Pd - era stato precedentemente non accolto per inammissibilità tra le altre cose con l'art. 3 della nostra Costituzione, è chiaro che i proponenti hanno cambiato la forma affinché il quesito fosse ammissibile per arrivare al referendum, quella che non cambia però è la sostanza che resta infatti esplicita nel nome del 'Comitato No Moschea'. Mi aspetto quindi che quando saranno raccolte le firme sarà premura dei promotori spiegare che la ragione è di tipo urbanistico e non di discriminazione religiosa, suggerirei ai promotori di adeguare il nome del comitato al quesito così come riformulato. Se si vanificasse il progetto ne resterei delusa".

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