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Cronaca Centro Storico / Lungarno Gambacorti

Restauro Chiesa della Spina: "Dietro i ponteggi niente, i lavori non sono mai partiti"

La lista Una Città in Comune denuncia il ritardo nell'avvio dei lavori al cantiere, ritardo che continuerà per almeno altri 2 o 3 mesi a causa di nuove normative nazionali. Intanto peggiora la conservazione del monumento per le infiltrazioni d'acqua

I tempi rapidi sperati dall'Amministrazione per avviare i lavori sono ormai passati. E' la lista Una Città in Comune ad accendere i riflettori sui motivi per cui il cantiere, montato nel settembre 2014, in realtà non è ancora mai partito. "Qualche giorno fa – scrive in una nota la lista – lo stesso assessore Serfogli ha spiegato il perché: secondo le novità introdotte a livello nazionale riguardo l’ordinamento contabile degli enti locali, prima di affidare i lavori previsti si deve procedere a un accertamento dei residui di bilancio e farli confluire in un fondo vincolato; ciò blocca le spese già impegnate nel 2014 fino all’approvazione del bilancio consuntivo, che deve essere approvato entro il prossimo 30 aprile".

L'impedimento burocratico richiederebbe come minimo 2 o 3 mesi per far iniziare le analisi strutturali, che dovevano cominciare all'inizio del cantiere. "Il ritardo è già di sette mesi e le piogge di questo autunno-inverno hanno certamente peggiorato la situazione – sostiene la lista – quando il restauro comincerà è probabile che i 160mila euro preventivati non saranno sufficienti e ne serviranno molti di più, e sarà necessario intervenire sull'apparato marmoreo interno, già compromesso da infiltrazioni d'acqua".

Appare difficile quindi che la Chiesa della Spina possa essere aperta per il Giugno pisano come sperava l'Amministrazione. Il problema oltre che concreto è di natura politico: "Mentre l'amministrazione vanta investimenti milionari sui cantieri Piuss, uno dei monumenti più conosciuti e amati da pisani e turisti versa in questo stato da quasi due anni e da allora attende che qualcuno si muova. Forse è venuto il momento di ripensare le priorità, ma anche di smetterla con annunci e iniziative di facciata, allestimenti scenografici dietro i quali si cela uno spaventoso dissesto".

"Poteva essere gestito meglio – conclude la nota riferendosi all'intero lavoro – quei ponteggi, ad esempio, potevano servire almeno ad indicare ai turisti la sede in cui è conservato l'arredo scultoreo originale della Chiesa, vale a dire il Museo nazionale di San Matteo. Fintantoché la tutela e la valorizzazione del patrimonio saranno concepite esclusivamente come una questione di 'lavori pubblici', anzichè come un investimento culturale, il dissesto sarà comunque difficile da nascondere".

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