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Cronaca

Riciclaggio, fatture false e fiumi di soldi fra 'Ndrangheta e concerie: 14 arresti

Eseguita la mattina di lunedì 19 febbraio l'operazione 'Vello d'oro' di Procura, Carabinieri e Guardia di Finanza di Firenze

La 'Ndrangheta legata a doppio filo con concerie del territorio pisano. Nella mattinata di oggi, 19 febbraio, con impiegati circa 200 militari dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Firenze, è scatta l'operazione 'Vello d'oro'. E' stata data esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare per 14 persone, 11 in carcere e 3 ai domiciliari, ai danni di residenti tra la Calabria e la Toscana. In quest'ultimo caso sono coinvolte persone ed imprenditori di Empoli, Fucecchio e Santa Croce sull'Arno: in provincia di Pisa si contano 3 misure in carcere ed i 3 domiciliari. Disposto anche il sequestro preventivo di 12 società, 5 con sede in Italia e 7 all'estero, e di numerosi conti correnti bancari. Si parla di decine di milioni di euro.

In totale sono 18 le persone indagate: contestate le ipotesi di reato che vanno dall'associazione per delinquere all'estorsione, fino a sequestro di persona, usura, riciclaggio ed autoriciclaggio, abusiva attività finanziaria e utilizzo/emissione di fatture per operazioni inesistenti, nonché al trasferimento fraudolento di valori. E' stata contestata anche l'aggravante del metodo mafioso. A gestire le fila del giro erano soggetti di un sodalizio criminare calabrese, individui legati ad elementi di spicco delle famiglie 'ndranghetiste dei 'Barbaro' e dei 'Nitra', attive nella zona del litorale jonico della provincia di Reggio Calabria.

L'indagine fra Firenze e Pisa

Gli accertamenti sono partiti dalla denuncia di un imprenditore toscano vittima di un'attività di usura e di minacce, operata da un imprenditore calabrese di fatto domiciliato a Vinci. A fronte di un prestito ricevuto per 30mila euro avrebbe dovuto restituire una somma di denaro maggiorata del 17%, in un solo giorno. Solo le scoperte successive hanno permesso di individuare un'articolata organizzazione criminale di origini calabresi operante in Toscana ed in Calabria, nonché in diversi Stati europei quali Slovenia, Croazia, Austria, Romania e Regno Unito. Il tutto era gravitante attorto ad un soggetto che sarebbe stato a capo di una rete di aziende costituite ad hoc per generare voluminose movimentazioni finanziare, pagamenti di fatture relativi a costi fittizi, usati per costituire ingenti quantità di denaro contante a disposizione dei sodali, da destinare a nuove attività illecite o da riciclare e reimpiegare in attività commerciali.

Dai conti delle 'cartiere' estere usciva il denaro che poi veniva prestato in contanti agli imprenditori conciari toscani, questi ultimi gravemente indiziati di essere consapevoli della provenienza illecita del denaro e complici del sistema criminale ideato dal gruppo calabrese. Gli imprenditori toscani infatti, indagati anche per il reato di riciclaggio, sempre secondo le accuse, restituivano ai loro 'finanziatori' le somme di denaro ricevute in prestito maggiorate di interessi, celando la dazione di denaro attraverso il pagamento di false fatture di acquisto di pellame, emesse da una Srl con sede nel pisano.

In questo modo gli imprenditori toscani si sarebbero finanziati ottenendo denaro contante da utilizzare principalmente nella retribuzione 'in nero' dei dipendenti e, annotando in contabilità le citate false fatture, avrebbero abbattuto gli utili delle proprie aziende, quindi pagando una minore imposta sul reddito e registrando un credito d'Iva fittizio, che quindi scaricava sull'erario il 'costo' del finanziamento illecitamente ottenuto.

Le investigazioni sono state coordinate dal Procuratore Ettore Squillace Greco, applicato alla DDA di Firenze e, più di recente, dal Sost. Proc. dott.ssa Giuseppina Mione. Sono state poi condotte inizialmente dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Firenze e, a partire dal novembre 2014, co-delegate anche al G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze.

L'operazione a Reggio Calabria

In concomitanza con l’operazione 'Vello d'oro', la Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria ed i militari del locale Comando Provinciale della Guardia di Finanza hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo di indiziato di delitto della Procura della Repubblica di Reggio Calabria emesso nell'ambito dell'operazione denominata 'Martingala' nei confronti di 27 persone (di cui 4 destinatarie anche del provvedimento dell'Autorità Giudiziaria toscana), ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, beni, utilità di provenienza illecita, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, associazione a delinquere finalizzata all'emissione di false fatturazioni, reati fallimentari.

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