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Cronaca Centro Storico

Orari ridotti per la vendita di alcolici: decine di attività del centro ricorrono al Tar

Presentati due distinti ricorsi contro il regolamento comunale per le attività alimentari approvato a luglio scorso. I commercianti: "Ci penalizza e non serve a risolvere i problemi della città"

Alcune decine di esercenti del centro storico (almeno una trentina) hanno fatto ricorso al Tar della Toscana contro il regolamento comunale per le attività alimentari. Il regolamento, approvato a luglio scorso, stabilisce requisiti di qualità e regole in base alle quali sia possibile aprire, trasferire, o modificare strutturalmente gli esercizi per la somministrazione di alimenti e bevande, estendendo inoltre le aree della città soggette a limitazioni. I commercianti, attraverso gli studi legali Altavilla e D'Antone, hanno presentato in realtà due distinti ricorsi, entrambi nel mese di settembre, contro un atto ritenuto "illegittimo".

Cosa prevede il nuovo regolamento

Le ragioni del ricorso

Ad essere contestato è soprattutto l'articolo 9 del regolamento, quello che vieta ai locali la somministrazione di alcolici a partire dalle 1 di notte, dalla domenica al giovedì, e dalle 1,30 il venerdì e il sabato. "Il regolamento - afferma l'avvocato Giancarlo Altavilla - individua due aree del centro, a nord e a sud dell'Arno, in cui viene imposta ai locali una limitazione di orario nella somministrazione di alcolici. Una norma che riteniamo illogica ed ingiusta. Illogica perchè a Pisa non esiste una situazione così grave, dal punto di vista del consumo di alcol, tale da giustificare una limitazione del genere. Ingiusta perchè coinvolge e penalizza solo le attività che si trovano all'interno di un determinato perimetro, avvantaggiando invece gli esercizi che non rientrano in quest'area, magari solo per pochi metri".

La mappa delle zone interessate

"All'interno del regolamento - prosegue il legale - si fa inoltre distinzione tra somministrazione negli spazi interni ed esterni ai locali. Una distinzione che non regge, visto che i commercianti pagano una tassa per l'occupazione del suolo pubblico. Non si tiene poi conto delle specificità delle varie attività: se somministro vino o liquori pregiati difficilmente lavorerò durante il pomeriggio. Ci si dimentica anche che gli esercenti, per legge, hanno il dovere di controllare la propria clientela ed eventualmente decidere di non somministrare alcolici a chi ha già consumato troppo. Insomma, si fa una inutile crociata contro l'alcolismo andando ad imporre nuovi divieti quando basterebbe aumentare i controlli e far rispettare le leggi che già ci sono".

Ci sarebbe infine anche un problema di "libertà individuale". "Una persona matura - conclude Altavilla - che esce dal cinema e vuole andare a bare uno whisky deve poterlo fare. Con questo regolamento si impone invece una sorta di 'coprifuoco sociale'".

La posizione dei commercianti

Sulla vicenda intervengono anche le attività commerciali: "Siamo a favore di un regolamento che migliori la vivibilità dei residenti - spiegano i commercianti - ma avremmo voluto una maggiore sinergia tra amministrazione e operatori. E' nostro interesse che la città si presenti più sicura e che si reprimano i comportamenti di illegalità, come lo spaccio e la vendita abusiva di alcolici. Purtroppo però questo regolamento non serve a risolvere questi problemi e finisce invece per colpire tutte quelle attività che operano nel rispetto delle regole e che rendono lo scenario cittadino attrattivo per giovani, turisti e cittadini di ogni età. In più occasioni - concludono i commercianti - abbiamo cercato un colloquio costruttivo con l’amministrazione comunale. Purtroppo non siamo riusciti a trovare interlocutori attenti alle nostre richieste".

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