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Cronaca

Scavi dei cassonetti interrati: il lavoro dell'archeologo 'cittadino' fra ricerca e scoperte

Le 22 isole ecologiche hanno richiesto 15 mesi di lavorazione. Ritrovate le mura precomunali e una chiesa perduta. Ecco come gli archeologi hanno lavorato sul campo insieme agli operai comunali

L'immaginario collettivo, vedi il mondo del cinema, vuole l'archeologo come un avventuriero perso in qualche luogo sperduto a caccia di tesori. Ma come funziona quando il patrimonio culturale è nascosto sotto il suolo che si calpesta ogni giorno? E come si fa a sapere cosa può essere rinvenuto da uno scavo? E' tutto frutto di studi e competenze, anni di ricerche e di teorie che possono venire confortate da ritrovamenti intercorsi durante interventi infrastrutturali. Proprio come nel caso dei cassonetti interrati.

LE SCOPERTE. Succede così che attraverso scavi più approfonditi possano riemergere dettagli di una storia fino ad ora solo ipotizzata. Il caso più rilevante è quello delle mura precomunali, che la professoressa Gabriella Garzella nel volume 'Pisa com'era' del 1990, incrociando documenti storici di varia natura come quelli notarili, aveva ipotizzato trovarsi nell'area di sviluppo romana della città a nord dell'Arno. In via Maffi per la prima volta è emerso il tracciato della struttura difensiva, con le antiche abitazioni romane tagliate per permetterne la realizzazione. "Non possiamo ancora datarle - spiega l'archeologa Claudia Rizzitelli - sicuramente risalgono a prima del 1155, cioè delle mura odierne".

Una novità sono state anche le anfore da canna da zucchero rinvenute in Piazza Carrara, usate al tempo per conservare e produrre una melassa com'era in uso in Spagna e Portogallo. Altra menzione merita il ritrovamento della chiesa perduta San Lorenzo in Pellicceria, riemersa dal muro dell'Orto Botanico: "Le teorie della Garzella - afferma Rizzitelli - la localizzavano proprio in questo luogo e con l'occasione dei lavori si è potuto verificare che era esattamente così. E' bastato scrostare gli intonaci per trovarla, risale a fine 1100".

IL DESTINO DEI REPERTI: SERVONO FONDI PER LE RICERCHE

E ci sarebbe tanto altro da trovare: "Sappiamo da alcuni carotaggi di una presenza romana anche sotto Piazza Dante ed alla Sapienza, ma sono ad oltre 4 metri, non si può arrivare così a fondo in un cantiere ordinario. Solo le fondamenta di un palazzo arrivano a tanto. Facciamo più ritrovamenti medievali perché semplicemente sono più in alto rispetto gli altri. Abbiamo trovato notizie etrusche dai lavori in Piazza Vittorio Emanuele e per i sottopassi, ma fuori da questi tipi di interventi è impossibile operare".

LE OPERAZIONI. Gli archeologi hanno seguito le lavorazioni degli operai, subentrando nel caso di ritrovamenti. Quando si trovava una traccia si passava dall'uso delle ruspe alle operazioni a mano. I tempi necessari per le ricerche legate alle stratificazioni erano più rapidi di quanto non si creda: "Bastano pochi giorni, una volta trovata la stratificazione si segue quella. Ci sono stati scavi che abbiamo concluso in 2 o 3 giorni. Altri invece sono stati più ostici, perché c'è sempre qualcosa da sistemare. Via Santa Maria è rimasta aperta 3 mesi. Più che le ricerche il problema è legato ai servizi, cioé alle deviazioni di tubazioni da prevedere e le relative operazioni da eseguire".

La procedura prevedeva la messa in sicurezza degli scavi con pareti sigillanti all'avanzare dei lavori, al fine di scongiurare il pericolo crolli. I ritrovamenti sono stati spesso parziali, perché limitati dagli spazi necessari ai cassonetti: "Mi sarei anche allargata in alcuni casi - racconta Rizzitelli - ma costava denaro e sacrifici per la città, i tempi sono contingentati e si deve far presto. Ad esempio quella che abbiamo trovato in via Capponi è una domus romana, un locale di servizio data la pavimentazione, ma siamo riusciti a vederne circa un terzo".

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