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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Camp Darby

Camp Darby, prime lettere di licenziamento: è guerra

Ventuno lavoratori della logistica hanno ricevuto la triste comunicazione, nonostante le rassicurazioni dell'ambasciata americana. Otto ore di sciopero: traffico rallentato intorno alla base militare

Le prime lettere di licenziamento consegnate questa mattina hanno fatto scattare l'agitazione tra i lavoratori della base americana di Camp Darby. Dopo la protesta di ieri, otto ore di sciopero oggi.
I lavoratori hanno rallentato il traffico a intermittenza lungo le strade intorno alla base militare. I primi licenziamenti hanno colpito il settore della logistica e, immediatamente, spiega il segretario provinciale della Fisascat Cisl, Vittorio Salsedo, "tutti i colleghi di reparto (160 tra elettricisti, falegnami, muratori, ingegneri) sono usciti dalla base e si sono ritrovati fuori dai cancelli, restandovi fino alle 17".

Nell'arco della giornata è stata fatta chiarezza anche sul numero dei provvedimenti emessi: i licenziamenti diretti sono 21, mentre ad altri 32 lavoratori il Governo statunitense ha proposto il trasferimento alla base Dal Molin di Vicenza senza offrire però alcun incentivo. "Meraviglia - prosegue Salsedo - come il comando Usa, di fatto ospite del nostro territorio, si sia mostrato sordo alle istanze dei sindacati e delle istituzioni italiane, nonostante le rassicurazioni offerte nelle scorse settimane dall'ambasciata Usa in Italia". Infine, conclude Salsedo, "ora è il momento di capire se in America contano di più le scelte del regime militare o le promesse dell'ambasciatore". I lavoratori preannunciano manifestazioni anche per domani all'esterno della base.

Intanto il presidente della Provincia Andrea Pieroni, che ieri insieme al sindaco di Pisa Marco Filippeschi, ha partecipato al sit-in davanti alla base militare, scende di nuovo al fianco dei lavoratori. Un fax urgente all'ambasciatore americano in Italia, la richiesta di convocazione di un tavolo regionale da parte dell'assessore alle attività produttive Gianfranco Simoncini e l'invito al Governo italiano ad intervenire sulla vicenda. Questa la risposta del numero uno dell'ente provinciale dopo le prime lettere di licenziamento.

"L'appello all'ambasciatore americano a Roma si fa pressante affinché ponga fine a questo atteggiamento di chiusura del comando militare della base - afferma il presidente della Provincia - ma è necessario in questa fase che anche il Governo italiano faccia la sua parte poiché non possiamo più accettare come istituzioni che non si voglia, da parte americana, aprire un tavolo di trattativa con i sindacati e gli enti locali. Al nostro fianco avremo certamente la Regione Toscana che, come noi, ha già preso impegno per trovare soluzioni alternative, come la cassa integrazione in deroga, per tutelare i lavoratori".

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