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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Scontri in strada con la Polizia, i manifestanti: "Caricati a freddo"

La sigla 'Pisa non si lega' con cui varie realtà associative si sono unite per manifestare contro l'iniziativa della Lega Nord racconta come ha vissuto le ore del corteo e degli scontri, parlando di "cariche a freddo" e manifestanti "colpiti a terra"

Città blindata e clima di tensione, repressione voluta da chi è al governo della città contro chi rappresenta la vera opposizione alle politiche attuali. Questo è in sintesi il messaggio che l'insieme di associazioni, comitati e gruppi studenteschi raccolti in 'Pisa non si lega' lanciano ricostruendo quella che è stata la loro giornata, denunciando anche comportamenti violenti della Polizia e ribadendo la loro contrarietà al "degrado razzista e omofobo rappresentato dalla Lega Nord".

LA CRONACA. "Il clima fin da subito è stato tesissimo - si spiega in una nota - per l'ampio dispiegamento di forze di polizia che hanno bloccato ogni accesso al Lungarno Mediceo e a tutte le vie che conducono a Piazza Cairoli, dove alle 14.30 ha avuto luogo del tutto indisturbato il comizio dei Giovani padani. Camionette, caschi blu, scudi, manganelli, polizia in elicottero, erano in vista già dalla mattina, prima ancora che avesse inizio la pacifica mobilitazione, contribuendo a disseminare ostilità, paura e attrito nelle strade pisane".

Alle 13.30 da Piazza Garibaldi corteo in Borgo Stretto fino la Questura in via Giovanni di Simone: "Abbiamo scandito cori contro la Lega e contro chi, come loro, non riconosce la conformazione meticcia, solidale, antimilitarista che davvero costituisce da sempre la realtà pisana. Abbiamo colorato le strade inneggiando all’antirazzismo, all’antisessismo, all’antifascismo, procedendo in via Santa Marta fino all’incrocio fra Lungarno Mediceo e Ponte della fortezza. Lì si è rivelata, in tutta la sua viltà, la vera faccia delle istituzioni pisane, pronte alla repressione e a difendere i loro oppositori di facciata, per reprime chi davvero è in grado di mettere in discussione il loro sistema di potere e di corruttele".

Sugli scontri: "In risposta al lancio di qualche ortaggio e uova i poliziotti hanno caricato la folla inerme, a mani alzate e a volto scoperto. I momenti di contatto sono stati due. In particolare durante il secondo, la celere ha inseguito i manifestanti continuando a manganellare violentemente, mentre il corteo indietreggiava, provocandone così la spaccatura in due parti. Alcuni manifestanti avevano già subito forti contusioni agli arti e in volto. L'inseguimento non si è fermato: sparpagliato il corteo in tre parti tra via Santa Marta, il Lungarno all’altezza di via del Borghetto e il Ponte della Fortezza, la polizia ha voluto nuovamente caricare il corteo, colpendo anche persone rimaste a terra, mentre continuavamo a indietreggiare esterrefatti dalla furia delle forze dell’ordine".

Una volta ricompattati c'è stato un "confronto a distanza contro i Giovani padani, situati dall’altra parte dell’Arno, che timidamente rispondevano alle invettive e azioni che abbiamo compiuto. Quattro gatti, come previsto. Saliti sul parapetto al grido di 'Pisa non si lega', abbiamo appeso uno striscione con scritto 'il vero degrado sono il razzismo e l’omofobia'. La cosa che ci ha lasciato più allibite è che, come se non bastasse, i leghisti non si sono vergognati di sventolare bandiere francesi, strumentalizzando il dramma parigino della notte precedente a colpi di odio e xenofobia". Tutto è terminato in Piazza Garibaldi con un'assemblea aperta.

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LE VALUTAZIONI. "Ciò che è accaduto oggi a Pisa - scrivono i manifestanti - non è che una spia di allarme di gravi tendenze ormai comuni a tutta l'Europa. Davanti alla crisi globale le destre ultranazionaliste guadagnano terreno in molti paesi europei. Promuovendo odio razziale e xenofobia, pensano di garantire la 'sicurezza' proponendo la chiusura delle frontiere, la militarizzazione delle città, l’esclusione e controllo di coloro che vengono relegati ai margini. In questo modo, spacciando le migrazioni come il problema principale dell'occidente europeo non fanno altro che alimentare tensioni sociali e culturali senza toccarne le radici politiche ed economiche. I fatti di Parigi dimostrano l’inadeguatezza dell’approccio securitario e poliziesco: una città militarizzata, in costante allerta dopo l’attacco di Charlie Hebdo, ha subito un attentato terroristico che ha causato più di 120 morti".

"La repressione è ormai diventata la regola. Ciò che è successo a Pisa, infatti, si va ad affiancare ad un insieme ormai innumerevole di immagini, che restituisce un quadro grottesco di un’Italia che si definisce tanto democratica quanto è, invece, cieca alle istanze di chi porta dissenso, chi vuole aprire nuovi paradigmi di umanità, ricevendo in cambio manganelli e sgomberi. Che i volti siano scoperti e le mani alzate, ormai non fa più testo".

La conclusione: "È il momento, allora, di mostrare come un’altra risposta non sia solo possibile, ma necessaria; che è abbattendo le frontiere e rifiutando lo stato di guerra permanente che si crea una società aperta, immunizzata a ogni fascismo e inutilizzabile ai fini dello sfruttamento globale, finanziario e materiale. Ci troverete ancora a rispondere che Pisa è una città demilitarizzata, meticcia e solidale. Ci troverete ancora a dire che Pisa non si lega".

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