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Cronaca

Scontri con gli abusivi in via Vecchia Barbaricina: la posizione della Guardia di Finanza

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Esprimiamo piena solidarietà e vicinanza ai tre finanzieri che nella giornata di venerdì sono stati aggrediti violentemente e feriti da numerosi venditori ambulanti extracomunitari sottoposti a controllo anti abusivismo/contraffazione nei pressi di Piazza dei Miracoli a Pisa. Nel contempo, condanniamo fermamente questi vili ed inqualificabili azioni poste in essere da coloro che sono ospiti in questo Paese ed anziché mostrare riconoscenza vivono nella piena illegalità e con fare strafottente si permettono di aggredire e ferire operatori di Polizia e di danneggiare mezzi in loro dotazione con l’intento di evitare il sequestro di merce contraffatta o addirittura di riappropriarsene.

L’abusivismo, la contraffazione, così come altri fenomeni illegali vanno combattuti con quotidiana e costante opera di prevenzione e non solo con azioni di sola repressione. I fatti accaduti non sono più tollerabili e la frequenza con la quale si ripetono, anche se con dinamiche ed in contesti diversi, fanno emergere chiaramente l’esigenza di dover rivedere urgentemente l’attuale legislazione penale, le regole operative d’ingaggio per le forze di
Polizia e l’utilizzo di sistemi di ripresa, di deterrenza e dissuasione, quali ad esempio i tanto discussi Taser o spry irritanti, al fine preservare l’incolumità degli operatori e di dare piena certezza all’esecuzione della pena per coloro che si macchiano di reati, così come avviene normalmente da anni in altri Paesi. E’ paradossale, infatti, che giornalmente operatori di Polizia rimangono puntualmente feriti, spesso per banali e semplici controlli di routine (anti-abusivismo, d’identificazione, antimmigrazione, ecc.), quindi, non in particolari contesti operativi per servizi antidroga, anticamorra o antiterrorismo) e, a volte, così come è avvenuto recentemente ad una pattuglia della P.S, di dover subire anche la sottrazione della propria pistola d’ordinanza senza poi che i colpevoli ne subiscano le giuste conseguenze commisurate alla gravità dell’azione.

Così come avviene nei Paesi anglosassoni, c’è assolutamente bisogno di stabilire regole certe che definiscano “zone a rischio uccisione”, ovvero distanze operative di sicurezza da mantenere tra un operatore di polizia ed un cittadino in fase di controllo (in America è pari a circa tre metri) e fasi operative graduali da seguire in modo codificato, duranti le quali il cittadino è obbligato a seguire tutti gli ordini impartiti dall’operatore di Polizia al fine di evitare il più possibile il contatto diretto, dare certezza all’operato delle FF.PP. e preservare l’incolumità fisica dell’agente. Regole operative che se non rispettate dal controllato costituiscono di per sé reato punibile addirittura con l’arresto e pongono, peraltro, l’agente operante nelle condizioni legittime di usare gradualmente ogni mezzo di coazione per eseguire il controllo.

E’ arrivata l’ora di dire basta verso un modo di operare connotato da regole confuse, non chiare e che espongono oltre misura gli operatori così come è arrivato il momento di non dover più assistere a delinquenti abituali o professionisti della violenza rimessi in libertà, nel migliore dei casi, dopo due ore che si sono macchiati di reati o di violenze inaudite verso gli operatori di Polizia. Ancora una volta il nodo che la classe politica deve sciogliere risiede sul bilanciamento tra la libertà personale di ogni cittadino, anche di coloro che si macchiano di reati, ed il livello di sicurezza pubblica che uno Stato vuole mantenere.

Qualsiasi cosa si scelga, la cosa certa è che non è più pensabile addossare alle Forze di Polizia ed alla loro buona volontà la gestione delle emergenze sociali che affliggono il Paese, non curandosi dell’incolumità degli stessi operatori che ogni giorno viene messa sempre più a repentaglio.

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