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Cronaca

Scuola Sant'Anna e Coronavirus: test sierologici e task force 'Infosalute' per garantire la sicurezza

Una ben articolata macchina organizzativa ha permesso alla scuola d'eccellenza pisana di gestire l'emergenza Covid-19 salvaguardando la sicurezza di studenti e personale

Circa 500 test sierologici effettuati, una positività anticorpale del 3 per cento e nessuna infezione attiva verificata attraverso il tampone nasofaringeo. Sono incoraggianti i risultati dei test sierologici, effettuati dopo la riapertura (parziale e graduale) dello scorso 4 maggio, su allieve, allievi, personale della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, in collaborazione con la Fondazione Monasterio e grazie al finanziamento della Regione Toscana, che ha incluso il test sierologico nel protocollo firmato di recente con gli atenei toscani. L’effettuazione del test sierologico è stata l’ultima iniziativa, in ordine cronologico, attuata alla Scuola Superiore Sant’Anna per garantire la protezione della comunità rispetto al Covid-19.

“I test sierologici, mediante prelievo venoso, si sono potuti svolgere alla Fondazione Monasterio, grazie alla disponibilità dimostrata dal direttore generale Marco Torre, e al sostegno della Regione Toscana. In questo modo - commenta la rettrice Sabina Nuti - abbiamo proposto il test sierologico al nostro personale, alle allieve e agli allievi presenti in sede. Da maggio, per cinque martedì consecutivi, la sede di Pisa della Fondazione Monasterio ha organizzato un ambulatorio dedicato, con la supervisione del suo coordinatore scientifico Claudio Passino, docente all'Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant'Anna. A ogni utente che aveva fatto la sua prenotazione è stato riservato un orario preciso per il prelievo”.
“Questa modalità organizzativa - aggiunge la rettrice Nuti - ha permesso di eseguire più di 100 prelievi per giorno evitando assembramenti e, viste le numerose email di ringraziamento ricevute, infondendo anche un senso di sicurezza e di protezione per chi si sottoponeva al prelievo. I risultati sono stati così incoraggianti da aver reso possibile la ripresa in presenza, seppure graduale e parziale, già dallo scorso 4 maggio, cominciando proprio da quelle attività di ricerca per la risposta al Covid-19. Tali attività vedono la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa in prima linea nel settore della robotica per la disinfezione degli ambienti sanitari, ma anche nella comprensione di come i sistemi sanitari, politici, legislativi ed economici hanno reagito alla pandemia”.

Anche durante le settimane del lockdown, la ricerca e la didattica da remoto non si sono fermate e, in maniera tempestiva, l’ateneo ha ipotizzato come farle ripartire in sicurezza dal vivo, quando sarebbe stato possibile, attuando soluzioni innovative per garantire la sicurezza della comunità, soprattutto pensando che il Sant’Anna è una comunità accademica che ha nella residenzialità, nella collegialità e nelle strutture del campus alcuni dei suoi assi portanti.
“La prima misura presa - continua la rettrice Sabina Nuti, ripercorrendo i vari passaggi dall’inizio dell’emergenza a oggi - è stata la creazione della task force multidisciplinare ‘Infosalute’, in stretto contatto con l’autorità sanitaria territoriale, con competenze mediche e amministrative, con la partecipazione di docenti, di dottorandi con competenze specifiche in ambito igienico e sanitario, del responsabile della sicurezza e dei responsabili degli Organi accademici del Sant’Anna. Grazie a questo spazio di confronto, contattabile da tutte le componenti della nostra comunità via mail, è stato possibile affrontare i problemi e le nuove sfide che si sono presentate durante la pandemia e, in particolare, durante le settimane del lockdown”.
Grazie al contributo della taskforce ‘Infosalute’, la Scuola Superiore Sant’Anna ha potuto progettare tutte le azioni necessarie per garantire la sicurezza: il distanziamento negli spazi comuni come la mensa, l’installazione di distributori di gel idroalcolico, le barriere di plexiglas a protezione degli operatori negli uffici e nei laboratori di ricerca, la distribuzione di mascherine per tutti, ma ha anche potuto spingersi oltre. “Viste le nostre dimensioni - prosegue la rettrice - abbiamo potuto seguire le allieve e gli allievi ordinari e PhD assicurandone il rientro a casa oppure, per chi era all’estero senza possibilità di rientrare al domicilio, abbiamo assicurato il periodo di isolamento fiduciario presso le nostre strutture. I collegi hanno ridotto a un quarto le loro presenza ma è stato possibile garantire a quelli che non sono potuti rientrare nel domicilio, la continuità in sicurezza di questa comunità che rappresenta il cuore pulsante della Scuola Superiore Sant’Anna”. 

Tecnologia e innovazione sono nel DNA della Scuola Superiore Sant’Anna e “grazie a una intuizione del responsabile alla sicurezza sviluppata da tutto il gruppo ‘Infosalute’ con la collaborazione dei servizi informatici - spiega Nuti - è stata predisposta una app per il triage. Ogni utente che entra nelle nostre strutture è tenuto ad attivarla e compilarla, dopo essere passato davanti ad apposite termocamere installate agli ingressi principali. In questo modo è possibile dichiarare il proprio stato di salute all’ingresso con rapidità, evitando autocertificazioni cartacee, e intervenire in modo tempestivo in caso di necessità, monitorando gli accessi alle strutture”.

L’iniziativa più recente ha coinciso con il test sierologico. “La Scuola Superiore Sant’Anna, per le sue dimensioni, può essere la sede di sperimentazioni utili poi anche ai grandi atenei, le cui procedure di gestione della sicurezza anti contagio si rivelano assai più complesse. Proponiamo - conclude la rettrice - la nostra esperienza pilota per la ripresa delle attività nelle università e siamo pronti a condividere e confrontare la nostra esperienza con altre istituzioni accademiche italiane. La grande sfida sarà ora organizzare la riapertura di tutte le attività, in presenza in sicurezza. Soltanto puntando su formazione, ricerca e innovazione il Paese potrà rialzarsi in piedi e costruire il futuro dopo la pandemia da Covid-19”.

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