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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Pratale / Via San Giovanni Bosco

Don Bosco, "il carcere non è sicuro": la Polizia Penitenziaria in stato di agitazione

I tre sindacati Sappe, Osapp e Uilpa hanno elencato in una lettera tutto ciò che non va all'interno del penitenziario pisano, teatro sempre più spesso di aggressioni ai danni degli agenti

Con una lettera inviata al prefetto di Pisa Attilio Visconti, al provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria per la Toscana e l’Umbria Giuseppe Martone,
al direttore della Casa Circondariale di Pisa Fabio Prestopino e alle segreterie nazionali Sappe, Osapp e Uilpa PP, i rappresentanti provinciali di Sappe Pisa Roberto Vassallo, di Osapp Pisa Alessio Vetri, e di Uilpa PP Pisa Nicola Di Matteo proclamano lo stato di agitazione all'interno del carcere Don Bosco di Pisa. Al centro della protesta lo stato delle relazioni sindacali, le continue aggressioni al personale della Polizia Penitenziaria e la mancata adozione di rimedi e proposte risolutive.
Ecco la lettera inviata alle autorità e per conoscenza alla stampa:

Considerata l’ennesima grave aggressione perpetrata da un detenuto presso il Reparto Penale in danno del personale di Polizia Penitenziaria in data 29/08/2016 che, nel caso di specie, ha portato all’astensione quasi totale dalla mensa di servizio da parte del personale, ormai stanco di subire simili sopraffazioni da parte della popolazione detenuta;
Considerato che con successiva comunicazione del 03 settembre u.s. si interrompeva la suddetta astensione poiché era stato emanato l’avviso di servizio n.19/2016 della Direzione in cui si invitava il personale ad avvisare preventivamente un apposito ufficio nel caso di partecipazione alla forma di protesta suddetta, evidente tentativo di sedare una forma di protesta silente e pacifica, messa in atto dagli appartenenti ad un Corpo di Polizia che vanta 200 anni di storia, con la compostezza di chi sa stare al suo posto ed è consapevole dei limiti che non devono essere superati;
Considerato che dopo l’intervento del Signor Provveditore, dr. Giuseppe Martone, presso la Casa Circondariale di Pisa nel Maggio 2016, a seguito della profonda crisi soporifera in cui sono state emarginate le relazioni sindacali, nessun intervento serio e concreto in favore di una riorganizzazione del lavoro è stato messo in opera dalla Direzione;
Considerato che le firmatarie del presente documento, in un ottica di collaborazione sono state convocate dalla Direzione della Casa Circondariale di Pisa in via informale ed in quella sede hanno presentato una riformulazione della organizzazione del lavoro, con una compiuta revisione degli orari e dei posti di servizio che poteva essere considerata quale piattaforma per una nuova contrattazione sindacale ed occasione per la stipula di nuovi accordi in sede locale in attesa del Protocollo di Intesa Locale, che tarda a venire alla luce;
Considerato che la colpa di quanto sta accadendo è stata infelicemente riversata sui quadri intermedi (Ispettori e Sovrintendenti) del Corpo di Polizia Penitenziaria, accusati di incapacità gestionali;
Considerato che non sussistono, allo stato, i minimi requisiti standard di sicurezza dell’Istituto e che lo stesso andrebbe chiuso e ristrutturato a seguito delle gravi carenze strutturali e logistiche; cosa di cui è stato più volte interessato il Signor Prefetto di Pisa, il Provveditore Regionale ed il Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Basti pensare ad esempio che nella giornata di ieri non funzionava l’intero impianto telefonico, non permettendo la comunicazione all’interno ed all’esterno dell’Istituto e menomando ulteriormente le già precarie condizioni di lavoro;
Considerato che l’istituto della Vigilanza Dinamica ed il Regime Aperto, imposto dalla Corte Europea, non potevano essere messi in atto presso la Casa Circondariale di Pisa, senza la precedente installazione di un adeguato sistema di video sorveglianza a garanzia del personale e dei detenuti. Infatti le sezioni a regime aperto, dove i detenuti 'oziano' per otto ore al giorno in media, hanno fatto sì che le stesse si trasformassero in vere e proprie 'piazze di spaccio' e fossero ambiente fertile per l’ideazione e la messa in opera di attività non consentite ed eventi critici che destabilizzano quotidianamente la vita detentiva, alterando significativamente le attività operative ed i relativi carichi di lavoro;
Considerato l’elevato numero di richieste di distacco e/o trasferimento avanzate dal personale, che con tutta probabilità non vede più uno sbocco a tale incresciosa situazione;

Le firmatarie del presente documento chiedono l’immediata adozione dei seguenti provvedimenti, in via urgente ed immediata:
1. Una ristrutturazione ed adeguamento strutturale, con contestuale rifacimento degli impianti idrici ed elettrici, l’installazione di un sistema di video sorveglianza interno e l’attivazione degli impianti già esistenti (ma mai utilizzati) di video sorveglianza esterno ed antiscavalcamento, facenti capo ad una sala operativa degna di tale nome. Tali lavori potrebbero essere agevolati da una parziale chiusura dell’Istituto, partendo dai reparti Penale ed ex Centro Clinico;
2. Eliminazione dell’uso delle lamette e monitoraggio dell’uso delle bombolette di gas;
3. Trasferimento immediato dei detenuti che provocano disordini od aggressioni al personale;
4. Revisione dell’intera organizzazione del lavoro per singolo posto di servizio, come da progetto presentato dalle scriventi e misurazione in loco dei singoli carichi di lavoro.
5. Turnazione a sei ore garantita a tutto il personale nel turno notturno e maggiore trasparenza nella gestione delle risorse umane.

Considerato inoltre il rinvio a data da destinarsi della riunione del 23 Settembre quale ulteriore oltraggio alle relazioni sindacali ed alle relative buone prassi, le scriventi proclamano lo STATO DI AGITAZIONE al fine di informare la cittadinanza ed i referenti politici ed istituzionali di quanto sta avvenendo nel penitenziario pisano, ritenendo la recente istituzione di gruppi di lavoro un palliativo teso solo a prolungare i tempi per l’adozione di provvedimenti urgenti e non più rinviabili; rimedio peraltro preso in considerazione solo a seguito di una imposizione da parte dei superiori uffici, cioè un mero adempimento burocratico.
Purtroppo le voci e le istanze che provengono dal Corpo di Polizia Penitenziaria non trovano attuazione. Le  proposte di queste sigle nella precedente riunione sindacale, pur rappresentando la maggioranza effettiva del personale sindacalizzato, sono state cassate dalla Parte Pubblica e dovevano essere discusse nuovamente ai primi di settembre, ma tutto ciò, per quanto sopra, non rappresenta una priorità per l’amministrazione penitenziaria.

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