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Cronaca San Miniato

Succo concentrato di mela 'falso': truffate grandi aziende che devono ritirare prodotti dal mercato

Al centro del caso un'azienda di San Miniato, che raffinava il prodotto realizzato in Serbia per farlo apparire come bio e prodotto in Europa. Giro d'affari di milioni di euro

Di mele nel succo concentrato ce n'eran poche e quando capitava erano anche guaste o contaminate con pesticidi. La Procura di Pisa ha approfondito nella conferenza stampa di stamani gli esiti dell'operazione 'Bad Juice', indagine che ha portato all'esecuzione di 9 misure cautelari in carcere (una in Serbia, di cui però non si ha notizia). Vi hanno partecipato, sotto la direzione della Procura e del sostituto Giovanni Porpora, l'Icqrf - Ispettorato centrale repressione frodi del Mipaaft - e la Guardia di Finanza di Pisa. 

A finire in manette sono stati due fratelli titolari di un'azienda di San Miniato, identificata dagli inquirenti come il centro dell'attività. Sarebbe stata lei infatti a tirare le fila del giro, con società perquisite e sequestrate anche in Croazia e Serbia: la produzione avveniva in una società in quest'ultima nazione, poi il prodotto arrivava nel pisano per la raffinazione e la preparazione alla vendita, eseguita anche attraverso l'estero. Altri 4 arrestati sono dipendenti della società sanminiatese, residenti anche loro nel pisano. Chiudono la lista due imprenditori salernitani. Le società sequestrate sono state 6, legate agli indagati, per complessivi 6,5 milioni di euro di beni bloccati fra immobili, mezzi ed anche preziosi in possesso degli indagati. Il nono personaggio è l'imprenditore serbo titolare della 'Perfect Fruit', ma pare non ci sia ancora stata l'esecuzione della misura da parte delle autorità locali.

Il fatto contestato è quello di aver realizzato un sodalizio criminale volto alla commercializzazione di un prodotto fatto passare per succo concentrato di mela, biologico e realizzato in Europa, poi venduto ad altre aziende della grande distribuzone che lo usavano per marmellate e confetture. Diversi i capi di accusa, come frode, associazione a delinquere, autoriciclaggio. Non solo infatti il prodotto in sé non rispettava le caratteristiche richieste, ma dietro c'era tutto un sistema di falsi documentali a supporto della 'messa in scena', funzionale anche ad evadere le imposte.

Sono servite perfino particolari analisi sul composto per accertare la sua sofisticazione. "Le grandi aziende acquirenti - ha detto Luca Veglia dell'Unità Investigativa Centrale dell'Icqrf - sono obbligate alla tracciabilità e ad effettuare controlli, tuttavia la composizione chimica simulata dal succo sofisticato era così simile da superare anche le verifiche di qualità. Questo perché il prodotto prima di essere venduto veniva diluito e preparato appositamente per risultare appetibile. Si pensi che la caratteristica bio aumenta del 30% il valore della vendita, per un mercato che in Italia vale 6 miliardi". 

"Non c'è pericolo per la salute - aggiunge - si tratta di una frode alimentare complessa ma limitata a questo aspetto, tutti i carichi in cui sono stati riscontrati valori fuori norma sono stati bloccati negli ultimi due anni". Ad essere sequestrate sono state 1.411 tonnellare di prodotto adulterato e falsamente designato come biologico. Alle aziende acquirenti è stato comunque imposto di richiamare dal commercio i prodotti dal 1° gennaio 2019 provenienti dalle società bloccate. Anche tutto quel materiale sarà poi sequestrato. 

"L'indagine - spiega il responsabile pisano dell'Icqrf Fabrizio Lupi - è partita dalle prime segnalazioni che ci sono arrivate dall'estero, dove era stato venduto il prodotto e si sono accorti di tracce di sostanze impreviste. Da lì abbiamo ricostruito la filiera dal 2016 ad oggi. Siamo riusciti ad esempio a febbraio a bloccare un camion che abbiamo pedinato dall'Austria, grazie alla collaborazione della Polizia Stradale e dell'Asl Toscana Centro. Il prodotto sarebbe poi stato lavorato nella sede di San Miniato. Qua il valore della 'patulina', sostanza potenzialmente nociva, nel prodotto grezzo era 7mila microgrammi/chilo quando il valore di legge è 50". 

Il procuratore capo Alessandro Crini ha sottolineato il risultato valutando le difficoltà dell'indagine: "E' stata un po' una novità per noi, ma tutte le forze dell'ordine e ministeriali hanno lavorato bene insieme. Prezioso l'aiuto dell'agenzia europea Eurojust, che ci ha permesso di avere rapporti in particolare con la Croazia, più difficile invece è stato il diaologo con la Serbia. Abbiamo comunicato questi risultati per la loro evidente rilevanza, tuttavia in un certo senso possiamo dire che l'indagine è appena cominciata". 

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