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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Tari, Confcommercio: "Disomogeneità nelle tariffe, peso insostenibile per le imprese"

L'analisi dell'associazione mostra grosse differenze fra gli stessi comuni della provincia di Pisa: "Scriveremo ai sindaci per spingere sul principio 'Chi più inquina più paga'"

La tassa rifiuti Tari continua a rappresentare per le imprese del territorio pisano un costo importante. Per Confcommercio Pisa è "un peso insostenibile e spesso ingiustificato, tanto più se si considerano le iniquità che lo caratterizzano". L'associazione mostra i dati dell'Osservatorio nazionale di Confcommercio: i più colpiti sono ristoranti, pizzerie, bar, caffè, pasticcerie, pescherie, ortofrutta e fiorai.

"Un ristorante pisano - fa gli esempi Confcommercio - paga 4,73 euro in più al metro quadro rispetto ad un omologo toscano e addirittura 13,7 euro in più rispetto al resto del territorio nazionale. Parliamo della Toscana, seconda regione in Italia per impatto e peso della Tari su ristoranti e pizzerie, ma anche pescherie e ortofrutta, bar e caffetterie. Per fare un esempio, un ristorante della provincia di Pisa della superficie di 150 metri quadrati pagherà alla fine dell'anno 4.113 euro, mentre per lo stesso ristorante in un'altra provincia della Toscana, l'importo dovuto non supererà i 3.403 euro, con una differenza superiore ai 700 euro. Stessa musica per ortofrutta e pescherie. Anche in questo caso la Toscana risulta essere la seconda in Italia, con una media di 25,91 euro al metro quadro, ma in provincia di Pisa l'importo è ulteriormente maggiorato, con la cartella Tari che sale a 31,39 euro al metro quadro, il doppio della media nazionale".

Ci sono grandi differenza anche all'interno della stessa provincia pisana: "Per fare solo un esempio, uno stesso bar di 100 metri quadri, pagherà 612 euro annui di tassa sui rifiuti a Calcinaia contro i 2.566 euro del comune di Cascina o un albergo di San Miniato pagherà oltre 2mila euro l'anno rispetto ai poco più di mille euro di Pisa".

"Siamo in presenza di disomogeneità inaccettabili - dice il direttore Federico Pieragnoli - che si registrano all'interno non solo di comuni appartenenti alla stessa regione, ma addirittura tra i comuni della stessa provincia, che hanno parametri riferibili a popolazione, tessuto imprenditoriale, densità abitativa e condizioni territoriali quantomeno similari. Abbiamo pertanto inviato una lettera a tutti i sindaci dei comuni della provincia di Pisa chiedendo loro l'applicazione rigorosa del criterio dei fabbisogni e dei costi standard e soprattutto la revisione del sistema che rispetti il principio del 'Chi più inquina più paga', tenendo conto delle specificità delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi, al fine di prevedere esenzioni, agevolazioni, ricalcolo delle superfici. In una parola: meno costi e meno burocrazia, per liberare le imprese dal peso delle inefficienze locali di gestioni, anche perché con il pagamento della Tari non si sono andati a coprire solo i costi per migliorare la differenziata, ma anche le inefficienze e gli sprechi del sistema".

I Comuni della provincia di Pisa

Partendo dai dati del sito promossa dal Dipartimento delle Finanze e dal SOSE, emerge che 24 comuni pisani su 38 registrano una spesa per la gestione dei rifiuti inferiore ai propri fabbisogni standard. E sei di loro, Calci, Calcinaia, Ponsacco, San Giuliano Terme, Santa Croce sull'Arno e Vecchiano, non solo spendono meno del fabbisogno, ma addirittura offrono standard di servizi superiori alla media. Tuttavia anche in provincia di Pisa ci sono comuni che non solo spendono più dei fabbisogni standard, ma offrono al contempo servizi inferiori alla media: Casciana Terme Lari, Castellina Marittima, Fauglia, Montopoli, Peccioli, Pisa.

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