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Università, raddoppiano gli stipendi dei vertici: l'indignazione degli studenti

Il Consiglio di amministrazione dell'Ateneo ha approvato l'aumento degli stipendi e le indennità di carica al rettore, prorettore e ai capi delle unità dipartimentali, voto contrario dall'associazione Sinistra Per

Cris sì, ma fino a un certo punto. Almeno per quanto riguarda gli stipendi e le indennità di carica del rettore, prorettore e dei capi delle unità dipartimentali dell'Università di Pisa, che il Consiglio di amministrazione ha deciso di raddoppiare. Gli aumenti derivano dalla nuova organizzazione dell'ateneo, che ha consentito un risparmio del 20% sulle spese, un motivo che non è apparso sufficiente per arginare l'indignazione di studenti e sindacati.

Infatti associazioni studentesche e sindacati rendono noto che invece dei 50 mila euro lordi annui percepiti fino ad oggi, il magnifico pisano Massimo Maria Augello riceverà tra i 90 e i 95 mila euro (da sommare naturalmente allo stipendio da docente ordinario). Dopo le prime proteste la cifra sarebbe stata ritoccata al ribasso, e lunedì prossimo dovrebbe essere approvata una delibera definitiva che fisserebbe a 72 mila euro il tetto finale dell'indennità.

"Nell'ultima seduta dell'attuale Consiglio di Amministrazione dell'Università di Pisa - spiegano da Sinistra Per -  è stata approvata, col nostro voto contrario, la rimodulazione delle indennità/gettoni/compensi di carica, seppur modulata diversamente da come è stata presentata nella scorsa seduta. Pur riconoscendo lo sforzo e le aperture del Consiglio, non ci sembra ancora sufficiente la nuova proposta; essa, nel prevedere un risparmio complessivo doppio rispetto alla proposta iniziale, contiene comunque un aumento, per noi motivo di forte criticità in particolare per le cariche monocratiche.

"Senza scendere nel populismo - continuano dall'associazione studentesca - teniamo in considerazione l'aumento di impegno e della responsabilità individuale, ma continuiamo a ritenere inopportuno, in un momento di crisi e di tagli all'Università e a tutte le Amministrazioni Pubbliche, aumentare le singole retribuzioni, soprattutto se pensiamo che i principali beneficiari saranno docenti ordinari che percepiscono già, in moltissimi casi, oltre 100 mila euro all'anno".

"In un drammatico periodo di crisi ci sembra assurdo che si sia voluto aumentare del 90% le indennità degli organi di governo dell'Università di Pisa oltre a portare da 200 a 500 euro il gettone di presenza per i membri del consiglio d'amministrazione - afferma Virgilio Falco, portavoce nazionale di StudiCentro, l'organizzazione studentesca dell'Udc -  E' uno schiaffo a chi in questi mesi è costretto a tirare la cinghia e ha difficoltà a mandare i propri figli all'università. L'Università, usando come giustificazione la riforma Gelmini, ne dimentica il senso: la riduzione e l'accorpamento dei vertici degli atenei è stato voluto proprio per ridurre i costi di governance.

L'università pisana replica che l'aumento delle indennità è il frutto di una manovra più complessa, riorganizzato secondo i principi della riforma Gelmini. Le 11 facoltà e i 48 dipartimenti sono scomparsi, lasciando il posto a 20 unità dipartimentali. Un'operazione che ha consentito di risparmiare fino al 20% del bilancio. "Di contro - spiega l'ufficio stampa - il carico di lavoro di rettore, prorettore e direttori è aumentato notevolmente".

 

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