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Cronaca

Volterra: gli studenti del "Niccolini" scrivono a Napolitano

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday
Carissimo Presidente della Repubblica, carissimi ministri e parlamentari, carissimi sindaci, carissimi assessori, care istituzioni; all’inizio di quest’anno, come all’inizio di ogni anno, abbiamo iniziato a preparare la consueta autogestione; quest’anno c’erano molti motivi per protestare…Con tutto quello che spesso fate (o meglio, che non fate) per noi, non avremmo avuto, certo, problemi a trovare il giusto appoggio per questa iniziativa; il programma era il solito di ogni anno: una settimana fuori dalle regole in cui avremmo, forse, potuto imparare qualcosa di nuovo perdendo tanti giorni di lezione e girando oziosamente per i corridoi della scuola senza fare niente oltre ad ascoltare qualche ospite che interessa solo ai rappresentanti d’istituto, e forse nemmeno: uscire dalle righe, perdere tempo ed entrare nell’illegalità per farci notare da voi, insomma, alzare la voce!
Poi abbiamo pensato che chi urla deve avere un buon motivo per farlo, crediamo che si possa alzare la voce in una conversazione civile solo quando si è tagliati fuori, quando nessuno ci ascolta, altrimenti si fa solo la figura degli arroganti. Noi abbiamo fatto una scommessa quest’anno: abbiamo deciso di parlare con una lingua meno arrogante e, senza dubbio, più civile: quella del rispetto e della legalità.
Ci siamo riuniti per tre giorni sfruttando gli spazi che la legge ci concede: le leggi italiane sono tra le migliori al mondo e danno sempre uno spazio di espressione a tutti, non è necessario entrare nell’ illegalità: qualcuno ha lottato per permetterci questo anche a scapito della propria vita e non è giusto non rispettare quegli spazi che ci siamo conquistati con il grande impegno di uomini e donne che hanno lavorato a questo proposito nella storia. Abbiamo voluto credere che tutto quello che voi fate, lo fate perché non capite quali sono le nostre reali esigenze; ci rifiutiamo di credere che voi non crediate in noi e non vogliate investire su di noi!
In questi tre giorni ci siamo confrontati e riuniti per quattordici intense ore, invitando anche ospiti esperti sulle tematiche che ci riguardavano: prima di parlare di qualcosa bisogna conoscerla bene. Abbiamo visionato grafici, dati, video, immagini, testimonianze dei grandi che hanno fatto la nostra società, le nostre leggi ed i pareri dei nostri 280 studenti. Oggi abbiamo scritto, tutti insieme, questo documento con cui allunghiamo una mano ed iniziamo a costruire un ponte con le istituzioni; se questo cambierà qualcosa e ci permetterà di entrare a far parte di quella discussione di cui parlavamo prima, avremo vinto la nostra scommessa: il nostro messaggio è: “Noi ci siamo e siamo pronti, se voi ci permettete di discutere con voi sul nostro futuro”. Adesso vi diciamo dove la scuola deve assolutamente cambiare, non sono considerazioni nostre, noi vi mettiamo davanti ai nostri dati e alla nostra legge.
Iniziamo definendo la scuola: una bellissima definizione di scuola ce l’ha fornita un ospite, il prof. Picchi, che dice: “La scuola è il luogo in cui, alcuni adulti delegati da tutti gli adulti, educano e preparano i giovani per il loro ingresso nella società”; la legge ci da una definizione più completa e ancor più bella: lo Statuto delle Studentesse e degli Studenti (che è il più bel testo giuridico al mondo in ambito scolastico) ci informa che il nostro ordinamento riconosce la scuola come “ un luogo di formazione e di educazione mediante lo studio,  l'acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica.” (art.I DPR 249/98) Poi continua: “La scuola è una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni.
In essa ognuno, con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia fatta a New York il 20 novembre 1989 e con i principi generali dell'ordinamento italiano.”
In questa brevissima parte del nostro Statuto abbiamo trovato moltissimi stimoli di discussione, che non necessariamente richiedono un incremento di risorse economiche, ma si limitano alla concezione di “fare scuola” in un modo diverso da quello con cui si sta operando. 
Il primo punto della nostra discussione sarà sempre la democrazia! La democrazia non è un pensiero semplice: è molto difficile capirne il significato e la scuola ha il dovere di spiegarcelo per renderci cittadini liberi! Nella scuola si puo lavorare per la democrazia nel futuro, tutto ciò che oggi è sbagliato è colpa dei vostri padri, che non hanno saputo investire bene su di voi; oggi questa responsabilità per il futuro è vostra.
Noi vogliamo delle spiegazioni: Come mai, nel 2012, uno studente proveniente da una famiglia con un’istruzione più elevata ha il 12% di probabilità di prendere un brutto voto, mentre uno studente i cui genitori non hanno alcun titolo di studio ne ha il 65%? Non si tratta di cercare nel nostro statuto o in qualche legge di poca importanza; è sufficiente leggere la costituzione per capire che tutti dobbiamo avere le stesse opportunità, perché non è così? Perché i comuni, le province e le regioni investono in modo diverso nella cultura permettendo che gli studenti nati in alcune zone siano più svantaggiati nella propria carriera scolastica? Questi sono dati certi, forniti da un ente che si trova nella nostra provincia e monitora le nostre scuole, siamo pronti a condividerli con chi è interessato a parlarne con noi!
Noi studenti ci siamo resi conto che la scuola è malata meglio di ogni altro gruppo sociale, il problema è che tutti cercano una medicina per la scuola senza conoscere la sua malattia; cosa succederebbe se un medico, visto un bambino con la febbre, gli somministrasse dei farmaci a caso senza prima visitarlo? Questo è quello che fate voi, carissime istituzioni: le medicine che ci date non vanno bene per la nostra malattia, così continuate a spendere soldi nei farmaci sbagliati mentre noi moriamo. Sapete che il tasso delle bocciature sale vertiginosamente in prima media, ed in prima superiore? Questo significa che quell’anno tutti gli studenti perdono la ragione, oppure che le scuole non sono collegate abbastanza tra loro? Un bambino con dei problemi alle scuole elementari, su cui le maestre hanno lavorato per cinque anni, non può essere trattato nello stesso modo con cui vengono trattati i suoi compagni in prima media, il suo livello rimarrà inferiore a quello degli altri per tutto il suo percorso.
Signori qui non si tratta di rimuovere una condizione di disuguaglianza, si tratta del fatto che il nostro stato crea forti condizioni di disparità e lo fa nel tempio della democrazia: la scuola. Un altro punto importante, riguardo la democrazia, sono le forme democratiche che la scuola deve obbligatoriamente mettere a disposizione degli studenti (e che il DDL Aprea mina fortemente), queste assemblee sono, spesso, motivo di divertimento fine a se stesso e non assolvono al loro ruolo, non per colpa degli studenti, ma perché nessuno ha mai provveduto, all’interno della scuola, ad insegnare i valori democratici ai ragazzi. (questo lo diciamo con coerenza dopo opportuni paragoni tra diverse scuole). Un’altra faccia importante è quella della criticità ed è legata all’informazione: per essere critici bisogna conoscere; la nostra società non brilla in campo di libertà e pluralità di stampa, ma il nostro statuto ci dice che
“Lo studente ha diritto ad essere informato sulle decisioni e sulle norme che regolano la vita della scuola”; chi di voi ci ha mai informati sui nostri diritti e le leggi che ci riguardano? (statuto e regolamento esclusi) come possiamo essere critici senza conoscere? Come facciamo a diventare critici crescendo in una scuola in cui l’informazione è permessa solo a chi, per interesse personale, se ne occupa? Infine la solidarietà: la costituzione e lo statuto promuovono la solidarietà e l’integrazione, nella pratica, però, gli studenti stranieri bocciano il doppio degli italiani e i maschi bocciano il doppio delle femmine; per non contare il tasso di abbandono della scuola: il 20% dei giovani italiani di età compresa tra i 18 ed i 25 anni non ha un titolo di studio superiore alla licenza media.
Credere che questi siano dati da non considerare e cestinare in silenzio è deleterio per la nostra società. Noi crediamo che questo sistema debba cambiare e ci impegniamo nel modificarlo per quanto ci è possibile:
- Rispetto degli ambienti comuni: ogni volta, alle nostre assemblee, la comunità scolastica si impegna a migliorare nella valorizzazione dei nostri ambienti e a mantenerne il decoro; quando ce ne è necessità (come in questi giorni), gli studenti si trattengono a scuola oltre l’orario per mettere in ordine e pulire le aule.
- Democrazia: I rappresentanti degli studenti organizzano momenti di dibattito e di informazione, promuovono la scrittura dei regolamenti scolastici, del POF e delle tabelle di valutazione condivisa tra studenti e professori, permettendo ad ogni studente di fare proposte ed impegnarsi nella vita amministrativa della scuola.
- Contatto con le istituzioni scolastiche e con il Dirigente Scolastico: I rappresentanti degli alunni prevedono frequenti momenti di incontro e pianificazione delle attività insieme al dirigente e tengono i contatti con le amministrazioni comunali e provinciali chiamandole, talvolta, ad esprimersi motivando le loro scelte di fronte agli studenti.
- Difficile approdo ad una scuola superiore: I nostri studenti mostrano le scuole ai ragazzi delle scuole di grado inferiore permettendo loro di scegliere al meglio e li aiutano nell’integrazione durante i primi mesi dell’anno formando una comunità solida senza divisioni nette di età, promuovendo l’uguaglianza sociale all’interno dell’istituzione.
- Solidarietà e parità sociale: gli studenti più grandi e quelli più capaci aiutano, durante il pomeriggio, gli studenti più piccoli o con difficoltà nell’apprendimento di alcune materie promuovendo la solidarietà e diminuendo i costi dell’istruzione per le famiglie.
Questi sono i punti su cui possiamo impegnarci, ci stiamo impegnando e siamo disposti a spendere ancora tempo e risorse per la nostra comunità, ci serve un vostro aiuto per tutto ciò a cui non possiamo arrivare con il nostro impegno.
La scuola è il punto in cui la società diventa pari: all’uscita della scuola non ci sono alti né bassi; solo una società omogenea in cui ognuno, nella diversità dei ruoli, ha pari dignità ed è uguale all’altro. Questo avviene realmente? Possiamo dire che all’uscita dalle nostre scuole tutti i nostri cittadini sono uguali? Possiamo affermare che ci stiamo muovendo nel rispetto delle nostre leggi? Ricordandovi che è VOSTRA la responsabilità del NOSTRO futuro, attendiamo risposta a queste domande da tutti voi che ci rappresentate.
Un saluto ed un “in bocca al lupo”,
Gli studenti del “F.Niccolini” di Volterra
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