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Economia

Castagne in Toscana: dopo 5 anni di lotta la produzione torna a crescere

I pregiati frutti sono però messi in pericolo dagli ungulati. Attenzione poi alle castagne provenienti dall'estero: Coldiretti chiede più controlli

Siamo ormai entrati nel periodo d'oro per le castagne: sui banchi di negozi e mercati è arrivato il gustoso frutto e in tutta la Toscana sono già iniziati eventi e sagre per festeggiare quello che un tempo veniva definito 'pane dei poveri' ed oggi è un frutto pregiato. La Toscana è una regione ricca di boschi con 1.055.000 ettari, pari al 47% del territorio regionale, in prevalenza di cerro (240.000 ettari), a seguire ci sono quelli a prevalenza di castagno con 177.000 ettari. La Toscana è saldamente al quarto posto nella produzione nazionale di castagne con il 10% dopo Campania, Calabria e Lazio.

La produzione è in crescita e dopo cinque anni di guerra: l’antagonista 'buono', ovvero il Torymus sinensis, si può dire che ha sconfitto il 'cattivo' Cinipide galligeno, killer che ha fatto strage di castagne, negli anni scorsi. Nei boschi del Mugello, della montagna pistoiese e di Caprese Michelangelo (in provincia di Arezzo), della Lunigiana e della Garfagnana, sul monte Amiata le castagne sono tornate per la felicità degli appassionati.

“Quest’anno la stagione  è stata generalmente positiva in quantità e in qualità anche se in alcune zone ha pesato negativamente l’andamento climatico eccessivamente piovoso - dice Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana - le quotazioni sono in aumento: dai 4.5 ai 5.5 euro al kg all’ingrosso fino ad arrivare a 7 euro al kg al consumatore finale. E’ ormai un ricordo l’anno orribilis 2014, quando si è toccato il minimo storico dall’Unità d’Italia”.

"La lotta al Cinipide - continua Filippi - si è dimostrata adeguata e dopo gli anni terribili con la produzione che si è progressivamente ridotta fino all’azzeramento, i segnali sono incoraggianti anche se sono lontani i bei tempi in cui i castagneti da frutto della Toscana regalavano fino 24mila tonnellate fra marroni e castagne. Se il Cinipide non fa più paura sono invece gli ungulati ad arrecare danno a questa produzione".

“Il castagno - sottolinea il direttore di Coldiretti Toscana Antonio De Concilio - riveste un ruolo importante in molte aree collinari e montane della nostra regione, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e per la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico. La bellezza dei boschi, con castagni spesso centenari, rende fruibili tali luoghi anche per scopi turistici e di svago con l’habitat che risulta fondamentale per la selvaggina, per la produzione del caratteristico miele e per la raccolta dei funghi e dei piccoli frutti. Nel suo complesso, il comparto ha altresì una rilevanza economica notevole in Toscana: su di una superficie di 33.000 ettari, di cui 16.000 ettari coltivati con castagni da frutto, si ottengono quasi 200mila quintali di castagne per una PLV media annua di oltre 90 milioni di euro”.

“Non bisogna però abbassare la guardia perché è sempre alto il rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dall’Albania. Da qui la richiesta di Coldiretti - conclude De Concilio - di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori”. Un modo per tutelare l’alta qualità della produzione made in Italy che conta ben quindici prodotti a denominazione di origine legati al castagno dei quali ben cinque si trovano in Toscana e sono il Marrone del Mugello Igp, il Marrone di Caprese Michelangelo Dop, la Castagna del Monte Amiata Igp, la Farina di Neccio della Garfagnana DOP e la Farina di Castagne della Lunigiana DOP.

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