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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Coldiretti: un imprenditore agricolo su tre è laureato o diplomato

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

A Pisa 1 imprenditore agricolo su 3 è laureato o diplomato (33%). Nella culla degli Atenei si dirà: scontato. Non è assolutamente così. Anche la campagna pisana sta vivendo una fase di profondo cambiamento: chi sta al timone di un’azienda agricola non è solo mediamente più istruito rispetto alle generazioni precedenti, ma connesso con il mondo e pronto ad accogliere le sollecitazioni tecnologiche, strutturali e culturali. Imprenditori più social, “inglobati” nella rete e figli dell’era digitale: ecco chi sono i nuovi contadini. Il 7% degli agricoltori pisani a capo dell’azienda è laureato o diplomato all’Università (665), quasi il 21% possiede un diploma di istruzione secondario (1.356). Ben il 5%, circa 300 giovani, ha meno di 40 anni. Ad accomunarli è, molto spesso, un percorso accademico o di studi diverso da quello agricolo o agroalimentare che sono però riusciti a spendere in un’attività imprenditoriale nel settore primario trovando così finalmente in campagna una risposta occupazionale ed economica. A confermare la grande ondata di rinnovamento è Coldiretti Pisa (info su www.pisa.coldiretti.it) sulla base dei dati Istat e che ha scelto i volti e le storie di Benjamin Bacci e Marco Calcaprina per raccontare la nuova rivoluzione economica e culturale che si sta compiendo nella nostra campagna. “La crisi economica ed occupazionale collegata alla mancanza di prospettive adeguate al livello di preparazione e di attese dei giovani laureato e diplomati ha spinto molti ragazzi a cercare in campagna una risposta al loro futuro personalizzando e rivisitando il concetto di impresa agricola. Sono giovani – spiega Iacopo Galliani, Delegato Giovani Impresa Pisa - che hanno deciso di restare nel nostro paese: sono cervelli che non sono fuggiti, sono rimasti. E’ segnale importante di vitalità e coraggio malgrado burocrazia, difficoltà di accesso al credito e difficoltà di accesso alla terra”.

Benjamin e Marco sono i due imprenditori agricoli under 35 “disobbedienti”, o come qualcuno li ha definiti “ribelli”, protagonisti del salone “Papà, voglio fare il contadino!” presentato in occasione dell’ultima edizione degli Oscar Green. Loro, come molti coetanei, hanno deciso di prendere una strada diversa da quella dei loro padri affacciandosi nel mondo dell’agricoltura per la prima volta. I loro papà non sono infatti contadini e non hanno un passato agricolo alle spalle da tramandare ai figli, molto spesso nemmeno terreni, casolari e stalle: il papà di Benjamin è una guida equestre, quello di Marco un medico-chirurgo.

Dall’archeologia sognando di diventare il nuovo “Indiana Jones” alla biocosmetica. In mezzo un padre, storica guida equestre volterrana. 25 anni, una laurea triennale in “Beni Archeologici” meritata e sudata, Benjamin Bacci ha coltivato l’interesse e la curiosità per l’agricoltura biologica sin dai tempi dell’università. Una vita, due passioni che alla fine hanno imposto una scelta. Lo scorso anno, a marzo, la svolta e la decisione di prendere in affitto alcuni vivai e terreni in località San Quirico su cui far nascere la “Stella d’Est”. Produce principalmente piantine da ortaggi, aromatiche, officinali e decorative ma l’obiettivo, vero, il punto d’arrivo è realizzare prodotti cosmetici naturali biologici al 100%. “Entro qualche mese – annuncia - saremo pronti per mettere in commercio la prima linea di Stella d’Est”. Cosmetici, unguenti, scampo e creme puntando sull’”artigianalità e sulla qualità dei prodotti che saranno realizzati trasformando le nostre produzioni biologiche”. “Partire da zero – ammette - per chi non ha terreni, esperienze alle spalle, magari una struttura già rodata, è sempre più faticoso e complicato. Il primo ostacolo è di carattere economico. L’esperienza te la fai sul campo e con tanta buona volontà di imparare con umiltà sapendo che l’errore è dietro l’angolo. Mi applico molto e studio parecchio perché questa è la mia scelta di vita e non posso fallire”. E’ il primo “imprenditore agricolo” della famiglia Calcaprina. Il padre è un medico-chirurgo oggi in pensione. Marco, 30 anni, non ha un passato contadino da spendere e raccontare. Non ci sono nonni, ne zii, ne terreni di famiglia. Il suo percorso è singolare, così come l’idea condivisa con la compagna di banchi di scuola, Giulia e cui poi si è unito Paolo: produrre concime ecologico a basso impatto ambientale. Laureato in “Scienza e Tecnologie ambientali”, il suo pallino, fin dal primo giorno accademico, era “trasformare i rifiuti in una risorsa”. I lombrichi rossi della California, ed il processo di compostaggio chiamato vermicompost, sono stati la risposta più vicina e naturale alla sua ricerca. “Il Centro Lombricoltura Toscano” è lo strumento per concretizzare la visione comune di business-ecologico con cui hanno vinto l’ultima edizione degli Oscar per l’agricoltura di Giovani Impresa Coldiretti. Un’esperienza che gli è valsa grandissima visibilità ed attenzione da parte dei media. A favorire il ricambio generazionale favorendo un interesse dei giovani non ci sono solo ragioni anticicliche del settore in tempi di crisi. Una grande mano è arrivata dal progetto “Giovani Si!” della Regione Toscana e dall’allargamento dei confini dell’attività agricola che, grazie alla Legge di Orientamento (la numero 228 del 18 maggio 2001) fortemente sostenuta dalla Coldiretti, ha di fatto rivoluzionato l’attività d’impresa nelle campagne aprendo nuove opportunità occupazionali. Gli imprenditori agricoli oggi si possono occupare di attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla loro vendita in azienda o nei mercati degli agricoltori, ma anche della fornitura di servizi alla pubblica amministrazione come i contratti realizzati da molti comuni per la cura del verde pubblico che spesso viene affidata agli agricoltori. Con la caduta degli steccati che “ingabbiavano” il concetto di impresa agricola, abbiamo hanno trovato uno spazio all’interno del quale “sfruttare” le competenze e le conoscenze accademiche, anche se inizialmente diverse dall’ambito di impiego: “versatilità, elasticità mentale e motivazioni: con questi elementi – prosegue Galliani – che stanno sostenendo il ricambio generazionale”. Per aiutare a non commettere errori questi giovani, consigliarli e guidarli, è nata anche la figura dei tutor: “riceviamo – conclude – molte mail la settimana di giovani che vogliono aprire un’impresa. Non tutti si concretizzano, ma è un segnale di una tendenza da ascoltare”.

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