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Commercio, la Corte costituzionale boccia le norme regionali, ConfcommercioPisa:"Si rischia di uccidere il meglio del nostro made in Italy"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PisaToday

Una ghigliottina inaspettata, che uccide il meglio del commercio al dettaglio della nostra regione. Commenta così la sentenza della corte Costituzionale, avversa ad alcune norme sul commercio varate dalla Regione Toscana, il direttore di ConfcommercioPisa Federico Pieragnoli: “Il mercato è come un ecosistema naturale, che si preserva e si sviluppa solo a condizione che una pluralità di “specie” distributive possano coesistere contemporaneamente. Rompendo questo equilibrio, fragile ma necessario, rischia di trionfare solo la specie più aggressiva e potente, mentre tutto il resto è destinato a morire”. Fuor di metafora, per il direttore Pieragnoli i primi a pagarne le conseguenze saranno proprio i consumatori: “A questa condizioni, chi garantirà l'interesse dei consumatori ad usufruire di una effettiva e libera concorrenza? Favorire la dittatura del più forte, con una totale e indiscriminata deregulation non serve a nessuno, a partire proprio dai consumatori”. I paletti messi dalla Regione Toscana erano più che legittimi secondo Pieragnoli - “perché la regione aveva cercato giustamente di preservare l'armonia tra grande e piccolo, tra liberalizzazione e equità, tra sviluppo economico e difesa del territorio. Penalizzata anche l'immagine dei nostri centri storici, il loro tessuto commerciale, la loro tipicità, le tradizioni eno-gastronomiche, artigianali, insomma quanto di meglio è capace di esprimere il nostro made in Italy”.

“Inutile, dannoso, controproducente provare ad essere più realisti del re nell'interpretare le norme europee sulla libera concorrenza” – chiude il ragionamento il direttore di ConfcommercioPisa - “tanto più alla luce del fatto che una simile assenza totale di regole non esiste da nessuna parte d'Europa. Occorre riprendere il filo di una nuova normativa, che tuteli la nostra cultura e le particolarità uniche ed esclusive della nostra economia”.

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