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Economia

Commercio, una discesa senza fine: si chiudono le saracinesche dei negozi

In dodici mesi -255 punti vendita: più della metà di quelli chiusi complessivamente in Toscana (-417). In affanno le vendite complessive (-4,5%), male anche quelle della GDO (-1,3%). I dati della Camera di Commercio

Neppure le festività natalizie, periodo particolarmente propizio per il commercio, sono riuscite a dare una boccata d’ossigeno al comparto. In provincia di Pisa, secondo i dati dell’Ufficio Studi e statistica della Camera di Commercio, le vendite al dettaglio dell’ultimo trimestre del 2013 scendono di un altro -4,5% in confronto allo stesso periodo dell’anno precedente. E’ solo una magra consolazione apprendere che la provincia segni un risultato migliore rispetto all’Italia (-5,8%) e alla Toscana (-4,7%). A conferma delle crescenti difficoltà che affrontano le imprese commerciali pisane, non diversamente da altri territori, viene anche il livello estremamente contenuto dell’inflazione (+0,9%), sintomo evidente dell’impossibilità di traslare sui consumatori gli aggravi di costo subiti dalle imprese.

DIMENSIONE AZIENDALE
Nel periodo ottobre-dicembre 2013 la crisi, pur non risparmiando nessuna categoria dimensionale, conferma le maggiori difficoltà delle piccole unità (1-5 addetti) che perdono il 5,5% in termini di vendite. Male anche le medie strutture (6-19 addetti) che arretrano del 3,4%. Il segno di come la crisi non molli ancora la presa viene dalle vendite delle grandi unità (20 addetti e oltre) che, nonostante l’innegabile vantaggio competitivo rispetto alle strutture di minori dimensioni (in termini di assortimento, prezzi, offerte, ecc.), hanno registrato una caduta delle vendite dell’1,8%.

TIPOLOGIA MERCEOLOGICA
Considerando i diversi comparti merceologici è ancora l’alimentare, con una flessione delle vendite del 5,4%, il settore nel quale adesso le famiglie sono costrette a tirare maggiormente la cinghia. Il non alimentare, dove i consumatori avevano cominciato la 'spending review', prosegue anch’esso nella fase calante, mettendo a segno una contrazione del 4,7%. Più complessa la dinamica di ipermercati, supermercati e grandi magazzini (la cosiddetta GDO) che con un -1,3% evidenzia un netto peggioramento rispetto al dato dell’ultimo quarto del 2012 (+4,2%).

DINAMICA DELLE STRUTTURE DI VENDITA
Confermando la tendenza in atto ormai da un anno e mezzo, continuano a calare le aziende attive nel commercio al dettaglio. A fine 2013 il numero dei punti vendita scende a quota 8.055 unità: pari ad una contrazione di -255 unità rispetto a fine 2012 (-2,7%). E’ il non alimentare (-222 unità, -3,5%), in ragione dei bisogni meno impellenti dei consumatori che queste imprese vanno a soddisfare, a segnare la battuta d’arresto più consistente a causa, soprattutto, degli ambulanti (-132 unità, -6,0%). Difficile, tuttavia, anche la situazione del commercio in sede fissa sia per l’abbigliamento e accessori (-58 negozi, -5,0%) che per prodotti per la casa ed elettrodomestici (-28 unità, -3,3%).

ASPETTATIVE
Il clima di sfiducia degli imprenditori del commercio al dettaglio rimane palpabile: il saldo tra coloro che, per i primi tre mesi del 2014, si aspettano un aumento delle vendite e quelli che, invece, si aspettano una diminuzione continua ad essere negativo: -14 punti percentuali.

INVESTIMENTI
La caduta dei fatturati, le difficoltà di accesso al credito unite a prospettive poco edificanti in merito alle evoluzioni future delle vendite, portano ad un’ulteriore contrazione della quota di aziende che hanno effettuato investimenti. Se nel 2012 il 24% delle unità commerciali pisane aveva fatto spese per investimenti, nel 2013 tale percentuale scende al 15%.

“L’elevata pressione fiscale e l’aumento della disoccupazione - afferma Piefrancesco Pacini, presidente della Camera di Commercio di Pisa - acuiscono ulteriormente il malessere delle famiglie che, contraendo i consumi, mettono letteralmente in ginocchio il commercio al dettaglio. La Camera di Commercio, per quanto le è possibile, sostiene i piccoli commercianti partecipando ad iniziative di valorizzazione dell’offerta commerciale sul territorio, garantendo il sostegno ai Consorzi Fidi e mettendo a disposizione contributi a fondo perduto per sostenere gli investimenti delle nuove imprese. Tuttavia - conclude Pacini - siamo consapevoli che è ben più importante la riduzione del carico fiscale sulle imprese e sui lavoratori: un’azione indispensabile per realizzare quella crescita altrimenti impossibile da raggiungere attraverso il solo canale estero.”

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