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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Industria manifatturiera: brusco calo in tutta la provincia

Battuta d'arresto per l'industria pisana che registra il -3,2% sulla produzione del primo trimestre 2012. Andamento negativo per il settore moda, tessile-abbigliamento e cuoio

Nel primo trimestre del 2012 l’industria pisana, in linea con la crisi economica dei paesi della periferia europea, ha segnato una diminuzione dell’attività produttiva del 3,2%. Un'analisi attenta della situazione, sottolinea come la provincia si trovi a perdere terreno da una posizione che, rispetto alla regione, risulta essere relativamente peggiore.

Il fatturato marca una diminuzione del - 5,6%, di gran lunga peggiore rispetto a quella segnata a livello regionale. Il forte calo degli ordini complessivi desta forte preoccupazione per il futuro andamento dell’industria pisana, anche se il +2,9% segnato dalla componente estera lascia ben sperare per le evoluzioni delle imprese che intrattengono relazioni con l’estero. 

Anche l’evoluzione dei prezzi alla produzione (-0,7%) segnala il peggioramento del clima che si respira sui mercati. In un periodo di contrazione dei fatturati, l'utilizzo della leva del prezzo risulta essere un fattore determinante per il mantenimento delle quote di mercato. La crisi si spande a macchia d’olio all’interno del manifatturiero: solo 3 comparti sugli 11 complessivamente monitorati, fanno segnare una crescita produttiva ed anche il cuore del sistema produttivo, rappresentato dalla piccola e media industria, registra una contrazione.

Molto decisa, in questo inizio di 2012, la diminuzione produttiva degli alimentari (-12,0%) così come del legno-mobili (-10,3%) e del variegato settore della chimica-farmaceutica-gomma-plastica (-7,9%). Le prospettive per il secondo trimestre del 2012, segnalano un ulteriore peggioramento. Sul futuro gravano ancora i timori legati al riacutizzarsi delle turbolenze sul debito nell’area euro, ma anche il rischio che nuove tensioni sull’offerta di greggio mondiale possano innescare un repentino aumento dei corsi petroliferi, deprimendo i consumi.

Segnali positivi interessano la meccanica e i minerali non metalliferi, sostenuti dalla riattivazione di alcuni impianti e, anche se per pochi decimi, le calzature. A soffrire il calo della domanda sono soprattutto i settori del comparto moda come il tessile-abbigliamento ed il cuoio. Negative anche le evoluzioni all’interno della meccanica allargata con i metalli che lasciano sul terreno, l’elettronica e l’importantissimo settore di mezzi di trasporto.

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