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Terremoto sulla Darsena: è fallita la Sviluppo Navicelli Spa

La società è stata protagonista nel 2012 della vendita dei terreni ad Ikea per la realizzazione del megastore, con una spesa degli svedesi di 22 milioni di euro. Il Tribunale di Pisa ha dichiarato il fallimento per incapacità di pagare i creditori

E' fallita la Sviluppo Navicelli spa, società nata 10 anni fa per realizzare operazioni immobiliari sulla Darsena ed artefice nel 2012 della compravendita dei terreni su cui poi è sorta Ikea. Un'acquisto avvenuto a seguito di una discussa variante urbanistica che ha fruttato all'impresa 22 milioni di euro, liquidità che a distanza di 3 anni non ha impedito la sentenza del Tribunale di Pisa, emessa poiché due società non riuscivano ad ottenere i propri crediti vantati rispetto la stessa Sviluppo Navicelli. Una vicenda con risvolti poco chiari, tanto che lo stesso dispositivo del provvedimento invita il curatore fallimentare a "riferire urgentemente e dettagliatamente su fatti costituenti reato".

La domanda è: dove sono finiti i soldi? Per 'Una Città in Comune-Rifondazione Comunista' si tratta di un vero terremoto: "Come è possibile che una società che nel 2012 incamera oltre 22 milioni di euro cedendo alla multinazionale svedese le aree per la realizzazione del megastore, a distanza di meno di tre anni fallisca? Come è possibile che il capitale sociale in pochi mesi (da luglio a settembre del 2014) passi da 6 milioni a 200 mila euro senza che apparentemente la società abbia realizzato investimenti tali da giustificare un simile crollo?".

I terreni in questione furono comprati dal Comune con il saldo di 765mila euro giunto poco prima della variante urbanistica, che di fatto ne triplicò il valore. "Nel 2012 – ricostruisce Una Città in Comune-Rifondazione Comunista – il consigliere comunale Rc Maurizio Bini denunciò anche con un esposto alla Corte dei Conti l'operazione di acquisto dei terreni. Ricordiamo infatti che la società per anni non aveva pagato al Comune quanto dovuto per l'area di via della Mezzanina, e che il pagamento fu effettuato solo poche ore prima dell'approvazione della variante urbanistica da parte del Consiglio comunale per la realizzazione dell'Ikea. Si trattò di una vicenda senza precedenti in cui la giunta comunale dichiarava che 'senza il  pagamento la variante non sarebbe stata approvata'. Grazie a quella variante la Sviluppo Navicelli riuscì a vendere poche settimane dopo alla multinazionale le aree di sua proprietà acquistate precedentemente a 50 euro al metro quadro al prezzo di circa 220 euro al metro quadro".

Un'operazione con un grande plusvalore realizzata "anche attraverso una operazione di sostanziale permuta con alcuni terreni insistenti sempre su quell'area di proprietà di Panchetti Spa, socio al 51,3% della stessa Sviluppo Navicelli. Siamo davanti ad un vero e proprio sistema di scatole cinesi – spiegano Ucic-Rc – in cui gli stessi attori imprenditoriali ritornano continuamente nelle diverse società. Non è un caso che i nomi delle società coinvolte nel fallimento della Sviluppo Navicelli abbiano tutti sede legale in Piazza Carrara 10. Allo stesso indirizzo ha anche la sua sede legale Boccadarno Porto di Pisa Spa, che vede nella sua compagine le stesse figure di rilievo della Sviluppo Navicelli: da Panchetti a Stefano Bottai, che negli anni passati ha ricoperto incarichi di primo piano in entrambe le società".

Un intreccio dove "occorre fare piena luce, a partire dalle possibili pendenze che la Sviluppo Navicelli che ha con il Comune di Pisa rispetto alle convenzioni urbanistiche siglate e alle fideiussioni depositate".

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